Ticket sanitari addio: arriva la franchigia

Sabato il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha annunciato una vera e propria rivoluzione in ambito sanitario (ma con ovvi risvolti economici): i ticket verranno sostituiti dalle franchigie. Anche se le parole del ministro sono state decisamente eloquenti è lui stesso a sottolineare come l’iniziativa sia ancora a livello propositivo. “Siamo a livello di una proposta, non e’ una decisione assunta. Una proposta che va nel senso, come da tempo annunciato, di rendere il sistema della compartecipazione piu’ equo e trasparente e tendenzialmente omogeneo“, queste le parole di Balduzzi ai microfoni Rai. Ma cosa comporta tutto ciò e, sopratutto, quali vantaggi offre al consumatore il passaggio da un sistema basato sui ticket ad uno, di questo tipo, basato sulle franchige? Per prima cosa cerchiamo di comprendere come funzionerà la proposta del Ministro qualora dovesse diventare legge.

Ad ogni cittadino verrà attribuita una franchigia in funzione del reddito familiare calcolato sul modello ISEE (il calcolo terrà conto anche di eventuali figli a carico, o alre condizioni che possano penalizzare economicamente il contribuente). Sul reddito lordo verrà calcolata una franchigia del 3 per mille superata la quale non si pagheranno le spese mediche e i medicinali (in convenzione, ovviamente).

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DVR obbligatorio per le aziende dal 1 Luglio

Dal 1 Luglio 2012 scatta l’obbligo, per tutte le aziende, di elaborare il Documento di Valutazione dei Rischi. Fino ad oggi, infatti, le aziende con meno di 10 dipendenti potevano ricorrere all’autocertificazione elaborata ai sensi dell’art. 29 del D.Lgs. 81/2008. Questa modifica è estremamente importante perchè il suo mancato rispetto comporta sanzioni molto rilevanti sia in termini pecuniari che in termini penali. Pertanto le aziende con meno di 10 dipendenti che hanno redatto l’autocertificazione farebbero bene ad adeguarsi, entro i termini che scadono il 30 Giugno di quest’anno, alla nuova normativa che impone la compilazione del DVR. E’ importante ricordare, anche, che la legge prevede che valutazione e la stesura del documento sia un obbligo del datore di lavoro a cui non è concessa la possibilità di delegare.

Come abbiamo detto il non adeguamento del Documento di valutazione dei Rischi equivale, per la nuova normativa ad una mancata valutazione dei rischi nell’ambiente di lavoro ed è soggetta a delle sanzioni importanti. Nel caso di omessa redazione del documento di valutazione dei rischi, infatti, si rischia anche l’arresto da 3 a 6 mesi o un’ammenda che può variare da 2.500 a 6.400 euro.

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Lavoro: nuovi emendamenti per i co.co.pro

Grazie ad alcuni emendamenti promossi dai relatori al ddl lavoro (Tiziano Treu del Pd e Maurizio Castro del Pdl) depositati ieri in commissione Lavoro del Senato si profilano delle interessanti novità per i cosidetti CO.CO.Pro, ossia i contratti di collaborazione a progetto, e sulle partite iva. Le novità che verrebbero introdotte hanno suscitato il plauso dei sindacati e, in particolare, della Cisl che per voce del suo Segretario Generale Aggiunto, Giorgio Santini, si è detta molto soddisfatta. ”Gli emendamenti alla riforma del lavoro su cocopro e partite Iva sono positivi“. Santini poi aggiunge che “Per i cocopro viene rafforzata la tutela per quanto riguarda la qualita’ del lavoro, il livello del reddito, il trattamento economico di fine rapporto. Inoltre, la definizione di una soglia di reddito al di sotto della quale non sarebbe giustificata l’apertura di una partita Iva permettera’ di mirare meglio le politiche di contrasto degli abusi senza danneggiare il lavoro autonomo genuino“.

Come abbiamo detto le novità più interessanti riguardano i co.co.pro: in sostanza viene introdotto una sorta di salario base così da tutelare i lavoratori che hanno questa tipologia di contratto di lavoro, spesso usata in alternativa ai normali contratti a tempo determinato. La norma, quindi, prevede che il salario del lavoratore a progetto debba essere adeguato alla quantita’ e alla qualita’ del lavoro eseguito pur non potendo essere inferiore all’importo annuale determinato periodicamente con decreto del ministero del Lavoro.

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Europa: attenzione alle bolle immobiliari

Più e più volte, negli ultimi mesi, abbiamo parlato del rischio di una bolla immobiliare nelle principali economie della zona euro. A riaccendere l’attenzione ci pensa l’Economist che in un articolo di oggi mette a confronto il mercato immobiliare americano con quello di alcuni paesi europei notando delle differenze molto marcate. Sostanzialmente in America i prezzi delle case hanno subito una brusca flessione a cominciare dal 2005, flessione che nei paesi europei, salvo alcune eccezioni, è stata decisamente meno marcata o del tutto assente. La tabella riportata qui sotto mette a confronto l’andamento dei prezzi degli immobili negli Stati Uniti, in Francia, Spagna, Inghilterra e Irlanda. E’ molto interessante notare come, esclusa l’Irlanda colpita dalla durissima crisi economica, gli altri paesi europei hanno subito una flessione decisamente meno marcata rispetto a quella degli Stati Uniti.

A questo punto verrebbe lecito chiedersi se i nostri mercati siano semplicemente in ritardo rispetto a quello statunitense. Come si può notare dal grafico, infatti, la flessione del mercato immobiliare americano è cominciata nel 2005 mentre in Europa è stata ritardata di almeno 2 anni. A questo punto ci si dovrebbe interrogare su cosa ci aspetti veramente in Europa.

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Alert: Monte dei Paschi e Mediaset

Piazza Affari ieri ha vissuta un’altra giornata di passione (l’ennesima) che l’ha spinta ad un ribasso di oltre il 2% per poi chiudere la giornata con un -1,18%. A guidare l’ondata dei ribassi sono state Mediaset e il Monte dei Paschi di Siena. La prima ha chiuso sui minimi di sempre a 1,452 euro (-11,35%) per via dei conti disastrosi relativi al 2011 e alle previsioni per il 2012, mentre la seconda si è fermata a quota 0,2334 euro ad azione (-6,94%) in seguito alle perquisizioni della Guardia di finanza negli uffici della banca in seguito alle indagini della Procura della Repubblica di Siena che sta indagando per l’ipotesi di aggiotaggio. Ovviamente entrambi i titoli sono stati penalizzati anche dal forte sentimento negativo che aleggia in questi giorni sui listini di tutto il mondo per via dell’esito delle elezioni in Grecia e delle indiscrezioni che darebbero la Germania pronta a far uscire Atene dall’eurozona.

Ovviamente in questo contesto i mercati sono estremamente volatili e tendono a esaltare i movimenti al rialzo o al ribasso specialmente quando trapelano indiscrezioni molto forti sul destino dell’eurozona considerato ancora l’argomento chiave su cui si gioca il futuro dei principali paesi del vecchio continente.

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Boom di biciclette made in Italy: +16,6%

Sarà per il caro carburanti ma il settore della produzione di biclette ha registrato un vero e proprio boom se consideriamo anche il difficile contesto economico che stiamo attraversando. Nel 2011 l’export nel mercato delle biclette è cresiuto del 16,6% rispetto all’anno precedente, per un valore complessivo di 135,8 milioni di euro all’anno. Un risultato eccezionale che dimostra la qualità del made in Italy e di quanto possa essere importante per la nostra economia. Nel nostro paese, infatti, ci sono 657 fabbriche di bici con una crescita su base annua del 2,5%. Lo scettro di regione che può vantare il maggior numero di fabbriche del settore spetta alla Lombardia, con circa 133 aziende in attività mentre la provincia di Milano si colloca al quarto posto tra le provincie con 42 imprese. Prima tra le provincie è la città di Padova con ben 63 aziende che si occupano della produzione di bici.

Ma dove vanno a finire queste biciclette? Il mercato che assorbe maggiormente la nostra produzione è la Francia con una quota del 53,8%, seguita dalla Spagna (14%) e dalla Germania (6,4%). Molto bene anche l’Ungheria e la Romania che, in assoluto, fanno registrare l’aumento più forte di importazioni italiane.

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