Dove comprano casa tedeschi, inglesi e francesi?

Ipotizzando lo scenario peggiore di uscita dala crisi, ossia la fine dell’euro e il ritorno alla lira, si parla sempre di dove converrebbe comprare casa all’estero per tutelare i propri risparmi. Noi, invece, vogliamo andare contro corrente e ragionare su dove converrebbe comprare casa in Italia qualora si dovesse tornare alla vecchia valuta nazionale. Se questo scenario dovesse verificarsi (cosa che speriamo non avvenga) l’Italia potrebbe subire una forte svalutazione del mercato immobiliare facendo tornare l’interesse degli investitori stranieri da sempre attirati dal fascino delle bellezze del nostro paese. Conoscere quali siano le zone più ambite dagli stranieri potrebbe rappresentare un indubbio vantaggio per fare ottimi affari. Partendo dal report realizzato dagli analisti di immobiliare.it è possibile scoprire dove si concentra l’attenzione di inglesi, tedeschi e francesi per i nostri immobili.

Il tutto senza dimenticarsi dei Russi che da qualche anno a questa parte si stanno interessando in maniera molto forte al nostro mercato immobiliare (anche se tale interesse è scemato negli ultimi 7-8 mesi, ossia da quando la crisi europea ha preso la strada che tutti noi conosciamo). Insomma cerchiamo di capire dove si concetra l’interesse degli investitori stranieri così da investire al meglio nel nostro patrimonio immobiliare.

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Quanto rischia l’Italia?

Ieri è stata una giornata altalenante in borsa con le principali piazze europee che hanno chiuso leggermente in calo dopo un avvio spumeggiante in mattinata. Tutte tranne Piazza Affari che dopo un avvio positivo ha voltato pagina per chiudere profondamente rossa (il FTSE Mib ha perso quasi il 3%). Di fatto i principali media sono già partiti all’attacco sostenendo che il nostro paese sarà il prossimo a dover ricorrere agli aiuti finanziari. Di fatto, secondo i principali media, archiviato il caso Spagna il contagio toccherà all’Italia che sarà costretta a ricorrere agli aiuti finanziaridell’Europa o dell’FMI. Qualsiasi persona di buon senso si renderà conto che tutto ciò non corrisponde al vero e che nel ragionamento c’è più di qualcosa che non quadra.

Per prima cosa non si può archiviare il caso Spagna perchè non si è risolto un bel nulla ma, al limite, si è guadagnato un po di tempo. Le banche rappresentano solo uno dei problemi della Spagna, un paese con oltre il 50% di disoccupazione giovanile, con una bolla immobiliare che ha fatto scendere i rendimenti delle case di nuova costruzione di oltre il 20% nel corso degli ultimi 3 anni e ora, grazie ai 100 miliardi di aiuti finanziari, con un rapporto debito/pil pari al 100%.

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Il “non salvataggio” della Spagna

Come abbiamo detto l’Europa è pronta a garantire aiuti finanziari alla Spagna per circa 100 miliardi di euro così da permetterle di sostenere il proprio sistema bancario che, al momento, si trova in grandissima difficoltà. Tuttavia l’imperativo sembra quello di non parlare di salvataggio ma di un finanziamento agevolato. In realtà, nonostante la reazione dei mercati finanziari, la situazione della Spagna resta molto, molto grave sotto tutti i punti di vista. Basti pensare al comportamento del governo spagnolo negli ultimi mesi. Per settimane venivano smentite le voci di un eventuale salvataggio di Bankia, il terzo istituto di credito del paese, salvo poi intervenire con ben 19 miliardi. Stessa cosa è accaduta per la richiesta di aiuti all’UE. Fino a qualche giorno Mariano Rajoy, il premier del paese, continuava a ripetere che la Spagna non aveva bisogno di aiuti finanziari salvo poi smentirsi per l’ennesima volta proprio sabato scorso.

Insomma, va bene mantenere il riserbo su questioni così importanti specialmente a mercati aperti ma questo comportamento porta ad una inevitabile perdita di credibilità del governo spagnolo. Quello che più ci preoccupa, a dir la verità, è che con questi 100 miliardi si sia solo all’inizio. Chi ci garantisce che di soldi non ne servano molti di più?

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Lo strano caso di Banca Network

La decisione è arrivata, all’improvviso, dai 2 commissari straordinari di Bankitalia che dal novembre scorso gestiscono l’istituto. Giuseppe Bonsignore e Raffaele Lener hanno deciso di sospendere tutti i conti di Banca Network, un istituto di credito prossimo al fallimento (a meno di salvataggi dell’ultima ora) lasciando centinaia di correntisti senza poter utilizzare i propri soldi. Significa carte di credito bloccate, bancomat bloccati… insomma nessuna possibilità di effettuare alcun tipo di pagamento o di prelievo di contanti. Se quello è l’unico conto corrente in famiglia significa rimanere senza soldi. Proprio per questo si è scatenata la rabbia dei clienti della banca che si sono rivolti all’Adusbef,l’associazione dei consumatori presieduta da Elio Lannutti, che sta lavorando per avviare un’eventuale class action contro i soci della banca.

Il blocco dei conti corrente durerà 1 mese (salvo eventuali rinnovi) in attesa che si sblocchi la trattativa con Consultinvest, una società di intermediazione mobiliare che potrebbe acquisire Banca Network. Tuttavia il percorso è ancora lungo e molto complicato ma la speranza è che il tutto venga risolto nel più breve tempo possibile così da arrecare meno danni ai correntisti.

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UE garantisce fino a 100 miliardi di aiuti alla Spagna

Ancora una volta ci avevamo indovinato: la Spagna ha chiesto aiuto all’Europa, ufficialmente, per salvare le proprie banche. Sabato il ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos, ha detto in una conferenza stampa che l’Unione europea concederà un prestito alla Spagna per un ammontare complessivo di circa 100 miliardi di euro che il governo poi girrerà alle banche che hanno bisogno di ricapitalizzarsi. I ministri delle finanze dell’eurozona, riunitisi per l’occasione, hanno accolto con favore il passo spagnolo perchè aspettare avrebbe significato solamente aumentare la necessità di fondi più cospicui. Tuttavia c’è ben poco da essere contenti di tutto ciò. Non bisogna dimenticarsi, infatti, che la Spagna è la quarta economia dell’eurozona, cosa che dimostra, ancora una volta, come la crisi si stia via via espandendo a paesi sempre più grandi. Insomma la domanda che viene spontaneo porsi è: a chi toccherà dopo la Spagna?

Purtroppo la risposta a questa domanda è alquanto ovvia perchè se ci sarà un’altro paese costretto a chiedere aiuti quello sarà proprio il nostro. Comunque, non volendo  fare i catastrofisti anticipando i tempi, torniamo a parlare della Spagna e degli aiuti chiesti all’Europa.

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Aziende sull’orlo del fallimento

Brutte notizie dal fronte dell’industria italiana: ad Aprile la produzione industriale è in calo del 9,2% su base annua e dell’1,9% su base mensile, registrando una permormance nettamente più negativa rispetto alle previsioni. Solo nei primi 4 mesi del 2012 la produzione è scesa del 6,6% e il trend continua ad essere estremamente negative. Commentare questi dati diventa davvero imbarazzante: l’economia italiana è vicinissima al baratro. Non si tratta di essere catastrofisti ma, semplicemente, di vedere le cose come stanno. Le aziende italiane, spesso non per propria colpa, stanno venendo schiacciate dalla crisi al punto che, solo nel primo trimestre di quest’anno, ben 3000 aziende hanno dichiarato fallimento, ossia quasi il 40% in più rispetto al 2009. Per ogni azienda che fallisce ci sono decine di lavoratori che perdono il proprio impiego e, di conseguenza, la possibilità di percepire reddito. Insomma si è avviato un processo a spirale pericolosissimo che sta portando ad un veloce aumento della disoccupazione e ad un vero e proprio crollo della nostra economia.

I settori che si stanno dimostrando maggiormente in difficoltà sono quelli dei beni intermedi (-12,8%) e beni di consumo (-7,9%), ma non se la passano bene nemmeno le aziende specializzate nella produzione di beni strumentali (-6,2%) ed energia (-3,8%). Per far fronte a questa vera e propria emergenza sarebbero necessarie delle misure immediate volte a favorire, per quanto possibile, un minimo di crescita.

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