Vertice UE: tante parole e pochi fatti

Chi si aspettava qualche novità importante dal Vertice UE di ieri sera rimarrà estremamente deluso perchè, ancora una volta, tutto si è concluso con un nulla di fatto. Sicuramente il vertice ha avuto la sua importanza dal punto di vista diplomatico perchè ha permesso ai leader dei principali paesi europei di discutere dei grandi problemi economici del vecchio continente e, sopratutto, di come uscire dalla crisi greca senza far saltare tutto. Tuttavia la gravità del momento ci aveva fatto sperare in quel qualcosa di più che, ancora una volta, è venuto a mancare. Così ci è toccato assistere ancora una volta al teatrino delle discussioni sugli eurobond con la Germania che resta sulla sua posizione di partenza e Hollande che continua a insistere per la loro introduzione, il tutto mediato da Monti a cui va il merito, per lo meno, di aver restituito all’Italia il ruolo che le compete ai vertici internazionali. Quindi, in sostanza, tante parole e pochi fatti come sempre accade ai vertice dell’Unione Europea.

Ma non tutto è come sembra o, perlomeno, non proprio tutto è stato da buttare. Se è pur vero che non è stato fatto nulla di “operativo” molte indiscrezioni parlano di un vertici estremamente “costruttivo” dove gli argomenti trattati sono di estrema delicatezza. Tanto per citarne alcuni: eurobond, golden rule, capacità di prestito della BCE (e la sua revisione in prestatore di ultima istanza) oltre che ovviamente di Grecia e, in particolare, della possibilità di estendere il piano di rientro.

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Assicurazioni più care grazie all’aumento dei comuni

Brutte notizie per gli automobilisti italiani. Molte Province, infatti, hanno deciso di aumentare l’aliquota che ricade sulle polizze auto per compensare le riduzioni dei trasferimenti statali. Il tutto si traduce, ancora una volta, con assicurazioni auto più care che andranno a gravare sulle già stremate famiglie italiane. Ormai, infatti, l’aumento delle tasse (in qualsiasi loro forma) non è più una notizia tanto è stato forte l’inasprimento fiscale negli ultimi mesi. Dall’Imu alle aliquote irpef sulle buste paga, passando per l’aumento dell’iva e delle accise sulla benzina ormai si parla solo ed esclusivamente di rincari.Come dicevamo, quindi, verrà aumentata l’aliquota sulle polizze e l’Ipt (Imposta provinciale di trascrizione) in quasi tutte le provincie del nostro paese per soddisfare le “esigenze di cassa” alla faccia delle esigenze dei cittadini che continuano ad essere bersagliati dagli aumenti.

In sostanza l’aliquota sulle polizze verrà portata dal 12,5% al 16% del premio in moltissimi comuni già a partire dal 1 Giugno di quest’anno, mentre in altri è stata già apportata questa modifica dal 1 Aprile. Tra i comuni più virtuosi spicca quello di Firenze dove, non senza sorpresa, abbia rivelato una diminuzione dell’aliquota dal 12,5 all’11%.

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USA: si all’acquisto diretto di treasuries dalla Cina

Come tutti ben sappiamo la Cina è il principale creditore degli Stati Uniti con circa 1170 miliardi di dollari in titoli di Stato americani. E come in qualsiasi rapporto di affari i migliori clienti hanno sempre un rapporto privilegiato tant’è che, stando alla news riportata da Reuters, gli Stati Uniti avrebbero autorizzato la Cina ad acquistare direttamente alle aste finanziarie di Washington senza dover utilizzare degli intermediari. In effetti la notizia ha dell’incredibile visto che si tratterebbe della prima relazione informatica diretta tra il tesoro americano e un governo straniero. Basti pensare che tutte le altre banche centrali, compresa la Banca del Giappone (che ha sempre fatto un enorme acquisto di titoli di stato USA) devono piazzare i propri ordini attraverso le principali banche di Wall Street che sono state designate dal governo come primary dealer. Saranno poi queste a fare un’offerta per loro conto nelle aste del Tesoro. Insomma gli Stati Uniti hanno deciso di riconoscere uno status di Vip ai cinesi concedendo agevolazioni uniche che, stando a reuters, andrebbero avanti in gran segreto già dal Giugno del 2011.

Ma perchè questo trattamento di favore? Il motivo è presto detto. Altri creditori importanti, come il Giappone che detiene circa 1100 miliardi di dollari in titoli di Stato Usa, non hanno un sistema centralizzato come quello Cinese dove gran parte degli acquisti vengono effettuati dalla sola Banca centrale. Negli altri paesi, invece, gli ordini vengono effettuati da più entità (Banche centrali, fondi pensioni, ecc.).

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Sospensione dei pagamenti fiscali per le zone terremotate

Il terremoto in Emilia Romagna è stata una vera e propria tragedia che ha provocato 7 vittime. Ma come se non bastasse i veri problemi cominciano ora visto che gli sfollati sono ben 5 mila, molti dei quali hanno perso tutto proprio in un periodo dell’anno ricco di scadenze fiscali (tra le quali l’IMU). Per non parlare delle aziende: solo il consorzio del Grana Padano ha dichiarato di aver subito danni per oltre 200 milioni di euro. Insomma oltre alla crisi economica e alla tragedia del terremoto ora gli emiliani devono fare i conti con i problemi economici che assumono proporzioni drammatiche. Proprio per questo il governo, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza di 60 giorni per Bologna, Modena, Ferrara e Mantova, ha anticipato che sospenderà i pagamenti fiscali in quelle zone. Una scelta che ci appare quanto meno doverosa specialmente in virtù del fatto che la ricostruzione e il ritorno alla normalità saranno estremamente lunghi.

Intanto il consiglio dei ministri si è riunito di urgenza ieri pomeriggio per prendere i primi provvedimenti. Il comunicato stampa di Palazzo Chigi sottolinea che “il fabbisogno finanziario per far fronte allo stato di emergenza verrà coperto utilizzando le risorse del fondo nazionale per la protezione civile. Il fondo è stato all’uopo rifinanziato con 50 milioni di euro, prima della dichiarazione dello stato emergenziale. Le risorse stanziate serviranno a coprire tutte le spese per i soccorsi, l’assistenza e la messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti“.

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Affitti: i prezzi rimangono stabili

Stando ad uno studio realizzato da Solo Affitti i prezzi degli immobili in locazione sembrerebbero essere rimasti invariati nonostante l’arrivo dell’Imu che farà lievitare i costi sostenuti dai proprietari. Insomma il temuto effetto Imu sugli affitti sembra che possa essere scongiurato, almeno per il momento. A nostro avviso era comunque impensabile che i canoni di affitto potessero essere visti al rialzo in quanto il contesto economico non lo consente. Con le famiglie schiacciate dalla morsa di una tassazione sempre più pesante e una continua perdita del potere di acquisto sarebbe difficile pensare che si possa pensare di aumentare in maniera sostenibile i canoni di affitto. Inoltre non bisogna dimenticare che il canone di affitto deve sempre essere più basso rispetto all’equivalente rata di mutuo necessaria ad acquistare l’immobile altrimenti verrebbe meno la convenienza stessa della locazione.

Detto questo vediamo un po di numeri. Secondo Solo Affitti nei primi 4 mesi dell’anno solo l’11% dei canoni di locazione ha fatto registrare aumenti a causa dell’Imu. Gli aumenti sono più significati al sud (con picchi del 25%) e in alcune zone centrali delle grandi città (ad esempio in alcune aree del centro di Milano circa il 90% degli affitti è stato aumentato per colpa dell’Imu).

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Facebook: MS rivede le stime di crescita

La rocambolesca quotazione di Facebook sui listini del Nasdaq si è rivelata, per il momento, un flop. Tra le cause di questo flop sembra ci sia anche un cambio di visione di Morgan Stanley che, nel bel mezzo dell’Ipo, ha deciso di rivedere al ribasso le stime di crescita del social network. Questa indiscrezione, che ha dell’incredibile, è stata pubblicata dal Wall Street Journal e sembra dare conferma a quanto da noi sostenuto fino a pochi giorni prima della quotazione del social network. Secondo quanto riportato dal prestigioso quotidiano il cambiamento nelle stime di Morgan Stanley è avvenuto in seguito al deposito di Facebook di un prospetto presso la US Securities and Exchange Commission (detta anche SEC, ossia l’equivalente della nostra Consob). In questo propsetto la società di Zuckerberg ha espresso cautela circa la crescita dei ricavi nei prossimi mesi a causa di un veloce spostamento degli utenti sui dispositivi mobili che, al momento, risultano essere molto meno redditizi.

Insomma cominciano ad esserci forti dubbi sulle perfomance che Facebook sarà in grado di ottenere nei prossimi mesi/anni e, sopratutto, se il suo sarà un business sostenibile oppure oggetto di una moda passeggera destinata ad esaurirsi nell’arco di qualche anno come già successo in passato per altri prodotti simili sul web. Al momento, infatti, gli analisti hanno forti dubbi su quale sia il possibile sviluppo futuro del business di Facebook che, ad oggi, è basato quasi interamente sugli introiti pubblicitari.

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