Continua la disputa tra Repsol e Argentina

Come tutti ben sappiamo qualche giorno fa l’Argentina ha annunciato la nazionalizzazione di YPF, società petrolifera controllata al 51% dalla spagnola Repsol. L’Argentina ha dichiarato che la decisione è stata presa perchè la società sarebbe venuta meno ai suoi obblighi di investimento costringendo il paese ha importare risorse energetiche dall’estero pur avendone in quantità. Secondo il presidente Cristina Kirchner la scelta sarebbe stata presa per tutelare l’interesse pubblico dell’Argentina a sfavore degli interessi privati dell’azienda. Ma dopo le tensioni iniziali, con madrid che ha richiamato il proprio ambasciatore dall’Argentina, la disputa si sta spostando sul piano economico. Secondo la Repsol il governo del paese sudamericano dovrebbe sborsare circa 10 miliardi di dollari per aver nazionalizzato YPF mentre gli analisti di Buenos Aires parlano di una cifra prossima ai 4 miliardi di dollari, ossia meno della metà.

Ma al di la della disputa economica sta salendo la tensione nei confronti della Spagna, già al centro della crisi europea per via della propria economia che rischia di far tracollare l’intera eurozona. Se da un lato l’intera comunità economica occidentale si dice preoccupata per il comportamento dell’Argentina nel gestire gli accordi commerciali, dall’altro tutti sembrano voler far intendere che si tratta di una disputa bilaterale tra Repsol e il paese sudamericano.

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Prestiti flessibili: cosa cambia rispetto a prima?

Ultimamente si fa un gran parlare di prestiti flessibili. Ma cosa sono esattamente? E cosa offrono di diverso rispetto ai normali finanziamenti che siamo stati abituati a trattare fino ad oggi? Con la crisi economica sono cambiate le necessità delle famiglie e, di conseguenza, l’approccio che le stesse hanno con il credito. Se fino a qualche anno fa si chiedeva un finanziamento solo per affrontare una spesa importante, oggi lo si richiede per affrontare la normale vita quotidiana e tutti i costi che essa comporta. Ma il vero punto è questo: le famiglie hanno paura di chiedere un finanziamento perchè non sanno se riusciranno a pagarlo. Secondo la Crif nel 2011 la domanda di prestiti è calata del 4,7%. Proprio per questo gli istituti di credito hanno ideato i, cosidetti, prestiti flessibili, ossia dei finanziamenti in grado di adattarsi alle esigenze del momento dei singoli clienti.

In teoria questi finanziamenti dovrebbero consentire ai clienti di modificare l’importo della propria rata in caso di difficoltà finanziarie improvvise. In sostanza questi prodotti prevedono un piano di rimborso modificabile sia per quanto riguarda l’importo della rata che per quanto riguarda la durata del finanziamento stesso. Non di rado, poi, vi è la possibilità di saltare 1 o più rate (che verranno recuperate alla fine del finanziamento) qualora si debbano affrontare dei problemi di natura economica.

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Perchè le banche spagnole rischiano grosso

Continuiamo a monitorare la situazione dell’economia della Spagna per cercare di capire come questa possa influenzare anche la crisi della zona euro. A questo proposito è molto interessante analizzare i dati diffusi da reuters.com sulla “qualità del credito” delle banche spagnole, banche che stanno attraversando un momento critico. Secondo reuters i crediti inesigibili delle banche spagnole sono saliti, a febbraio di quest’anno, al livello più alto da ottobre 1994, ossia all’8,2% dei portafogli di credito. I dati, estrapolati dal report della Banca di Spagna diffuso mercoledì, testimonia come sia in atto una durissima recessione nel paese con la crescente difficoltà delle famiglie a rimborsare i propri debiti contratti con gli istituti di credito. Le banche si trovano ad affrontare una nuova ondata di insolvenze mettendo in serio pericolo la tenuta dell’intera sistema.

Il problema più grande è che in questo contesto, secondo gli analisti, il governo spagnolo non avrebbe i margini economici per intervenire a sostegno delle famiglie in difficoltà. Insomma già è difficile che Madrid riesca ad andare avanti senza aiuti da parte della BCE, figurarsi se sarà in grado di trovare le risorse finanziarie per intervenire a sostegno delle famiglie che non riescono a pagare i mutui.

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Fuga di capitali dall’Italia e dalla Spagna

In questi ultimi giorni lo stiamo ripetendo a più non posso: attenzione agli effimeri rialzi dei mercati finanziari. Il motivo, come ben si sa, è che i problemi che affliggono l’economia reale sono ancora tutti irrisolti. Ne è l’ennesima testimonianza la crescente fuga di capitali che affligge i paesi del sud Europa e, in particolare, Spagna e Italia. Questo sta ad indicare che la fiducia nella possibilità di una ripresa a breve è inesistente. Ma oltre a questa indicazione di massima questo aspetto rappresenta un vero e proprio problema per la nostra economia in quanto, molto presto, potremmo trovarci a corto di liquidità. Lo squilibrio che si sta venendo a creare tra i cosidetti PIIGS e i paesi del nord europa come Germania, Olanda e Lussemburgo è, a dir poco, preoccupante. Il grafico qui sotto mostra, inesorabilmente, come la fuga di capitali abbia subito una brusca accellerazione ad Agosto 2011 e non si sia ancora arrestata… anzi il trend sembrerebbe confermare una fase rialzista del fenomeno.

Secondo l’analisi effettuata da Bloomberg la fuga di capitali verso i paesi del nord Europa non ha precedenti nella storia dell’euro e gli sforzi fatti fino ad ora con le 2 operazioni LTRo sembrano essere totalmente insufficienti per garantire un minimo di stabilità all’interno dell’area euro.

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Altalena sulle borse: il rialzo sarà duraturo?

Buona giornata, quella di ieri, sui listini finanziari con Piazza Affari che ha chiuso con un significativo +3,68% a 14.942 punti. Bene i bancari che fanno registrare un rialzo molto interessante visto che gran parte dei titoli hanno chiuso con un rialzo superiore al 7%, tra cui segnialiamo Intesa Sanpalo (+8,07%) e il Banco Popolare (+9,34%). Il rialzo è partito questa mattina con l’esito dell’asta dei titoli di stato spagnoli che ha fatto registrare il tutto esaurito. Tuttavia, ancora una volta, abbiamo assistito ad un forte rialzo dei tassi di interesse. Per i titoli con scadenza 12 mesi i tassi sono saliti al 2,623% dall’1,418% rispetto all’asta del 20 marzo, mentre il rendimento dei titoli con scadenza 18 mesi è passato al 3,110% dall’1,711%.Bene lo spread che scende a 373 (414 per la Spagna) anche se il livello resta quello di massima allerta.

A questo punto quello che in molti si domandano è: si tratta di un rialzo effimero oppure si è nuovamente invertito il trend? Ovviamente dare una risposta a questa domanda è estremamente difficile perchè i mercati ci hanno abituati, in questi ultimi 4 anni, a delle continue sorprese. Tuttavia facendo una breve analisi di fondo è possibile quello che potrebbe essere il trend di fondo sul brevissimo e sul medio periodo.

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Azzerare l’Imu con le rinnovabili: l’esempio di Tula

Tula, per chi non lo sapesse, è un comune vicino Sassari in Sardegna. La particolarità di questo comune è che il sindaco è riuscito ad azzerare l’Imu sulla prima casa voluto dal governo Monti. Proprio così, la tanto odiata Imu sulla prima casa che tutti noi saremo costretti a pagare a partire da Giugno di quest’anno i cittadini del comune di Tula non sapranno nemmeno cosa sia. Il sindaco, infatti, attraverso una serie di strumenti che la legge gli mette a disposizione è riuscito a studiare una formula che azzera, di fatto, la tanto odiata tassazione sulla prima casa. Come sia riuscito a farlo ce lo spiega un interessante articolo pubblicato da ilsole24ore.com. In poche parole il Sindaco di Tula ha ridotto l’aliquota dell’Imu dal 4 al 2 per mille e, allo stesso tempo, ha aumentato le detrazioni da 200 a 400 euro portando il valore dell’imposta a zero.

Un risultato incredibile che lascia falici e contenti i cittadini del piccolo comune sardo ma che da modo di riflettere anche a tutti noi. La domanda che verrebbe da porsi è dove si siano trovati i fondi per azzerare l’imposta visto che la maggior parte dei comuni hanno deciso di aumentare le aliquote dell’imu proprio in virtù dei vincoli di bilancio.

Qui arriva la sorpresa più grande. Il sindaco di Tula è riuscito ad azzerare l’Imu sulla prima casa grazie agli investimenti effettuati nelle energie rinnovabili. Il comune di Tula, infatti, gestisce un parco eolico che offre un surplus di energia che ha consentito al sindaco di rinunciare all’Imu (cioè ad un’entrata pari a 50 mila euro l’anno) ma, anche, all’addizionale comunale sull’Irpef.

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