Piazza Affari perde pezzi: anche Benetton lascia

Dopo la notizia che anche Benetton uscirà da Piazza Affari qualche analista comincia a lamentare la forte crisi della Borsa di Milano che, ormai, sembra rappresentare sempre meno l’economia reale del nostro paese. Basti pensare che ormai il 90% delle contrattazioni ha per oggetto i titoli dei titoli più liquidi, ossia quelli dell’indice FTSE MIB (l’indice delle 40 maggiori società quotate a Piazza Affari), costituite in prevalenza da Banche e società energetiche mentre, tanto per fare un esempio, il comparto manifatturiero pesa molto meno del 20%. Insomma la borsa italiana griffata inglese (ricordiamo che la borsa italiana è di proprietà inglese) comincia a non piacere a molti.

E dopo il delisting di Benetton già si comincia a spargere la voce del delisting per Saras e altre aziende del settore manifatturiero per via degli scarsissimi volumi con cui vengono scambiate tutte le società small caps che viaggiano su quotazioni inferiori a quell dell’Ipo. Secondo un’ indagine di Angelo Provasoli e di Michele Preda di circa 3 anni fa, riportata dall’ottimo sito firstonline.info, su 80 società a maggioranza familiare quotate, ben 57 erano sotto il prezzo di Ipo.

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Crisi: Portogallo come la Grecia?

Il Portogallo farà la fine della Grecia? Secondo una quota crescente di analisti, la domanda potrà avere una risposta positiva, con Lisbona principale candidata alla ristrutturazione dei propri debiti, seguendo su tale strada la capofila Atene.  Noi, a dire il vero, ve ne avevamo parlato piuttosto approfonditamente già qualche settimana fa annunciando la crisi del Portogallo prima che anche i grandi media cominciassero ad occoparsene. Che i mercati finanziari abbiano preso di mira il Portogallo è d’altronde ben noto. Basti considerare le difficoltà, da parte del governo di Lisbona, di poter collocare i propri titoli di Stato (e a che prezzi!), e di poter ribadire la propria stabilità dei conti pubblici nelle sedi che contano.

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Roche: i farmaci non conoscono la crisi

Il gruppo farmaceutico svizzero Roche ha chiuso il 2011 con un incremento della redditività al di sopra delle attese: stando a quanto affermato dai vertici societari dell’azienda elvetica, infatti, l’esercizio si sarebbe concluso con uno sviluppo dell’utile netto pari a 7 punti percentuali a quota 9,5 milioni di franchi svizzeri (circa 7,9 miliardi di euro), nonostante un tasso di cambio sfavorevole che non ha certo giovato ai ricavi esteri. Spinta da dati fortemente convincenti, la società tenta ancora di acquisire l’americana Illumina, sulla quale ha già lanciato un’offerta pubblica d’acquisto ostile dal controvalore di 5,7 miliardi di dollari.

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Brasile: quanto crescerà il pil nel 2012?

Il Brasile è uno dei paesi più forti dell’America Latina ma la sua crescita potrebbe essere minata dalla crisi internazionale che sta colpendo l’EUropa. Forse è proprio per questo che il presidente Dilma Roussef è spesso accusato di occuparsi molto di economia e accordi commerciali con i paesi vicini come nel caso dell’ultima visita di questi giorni a Cuba in cui si è discusso solo ed esclusivamente di affari. In particolare il motivo della visita sembra essere stato il nuovo porto di Mariel che sarebbe costato circa 700 milioni di dollari di cui, gran parte, brasiliani. L’obiettivo dichiarato è ovviamente, quello di intensificare gli scambi commerciali nella zona dei Caraibi dove il Brasile mira a diventare l’indiscusso dominatore della regione.

Tuttavia il paese deve fare i conti con molti altri problemi e in particolare con una crescita che, per i prossimi 3 anni, le stime danno in leggero calo a causa della crisi che sta attanagliando l’Europa provocando una forte contrazione dei consumi. Inoltre il Brasile deve ancora risolvere dei conflitti interni molto forti con una forbice sociale tra ricchi e poveri ancora troppo ampia.

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Toshiba taglia previsioni 2012

Toshiba, una delle principali corporate internazionali nel mercato tecnologico, ha dichiarato di essere costretta a rivedere le proprie previsioni sugli utili al ribasso per ben 54 punti percentuali. Alla base di questa clamorosa decisione, l’andamento dello yen (eccessivamente forte e, pertanto, in grado di falcidiare i ricavi), il disastro naturale in Thailandia, il rallentamento della domanda globale a causa della crisi del debito europeo. Gli utili netti potrebbero pertanto giungere a quota 65 miliardi di yen (circa 853 milioni di dollari) al termine dell’anno fiscale (la cui fine è prevista per il 31 marzo 2012, non coincidente con i periodi solari), contro precedenti stime da parte dei vertici societari pari a 140 miliardi di yen.

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Disoccupazione italiana all’8,9%

Secondo quanto affermato dall’Istituto Nazionale di Statistica, il mercato del lavoro starebbe rapidamente peggiorando, con un tasso di disoccupazione cresciuto di 0,1 punti percentuali a dicembre (rispetto al mese di novembre), e di 0,8 punti percentuali su base annua, per un totale dell’8,9%.  Il dato rilevato dall’Istat è grave per una lunga serie di motivi. Il primo, è che delude fortemente le attese degli analisti locali, che stimavano un calo del tasso all’8,7%, sulla scia di alcune positive evoluzioni del comparto occupazionale. Il secondo, è che si tratta altresì del dato statistico più elevato dal gennaio del 2004 ad oggi (ovvero, dall’inizio delle serie storiche dell’Istat).

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