Chiudere un conto in banca o alla posta

Anche se può sembrare una cosa per certi versi banale è bene sapere come comportarsi nel caso si voglia chiudere un conto corrente bancario o postale. Con gli istituti di credito che offrono continuamente nuove tipologie di conti pur di accaparrarsi nuovi clienti non è difficile trovare delle soluzioni più convenienti rispetto a quella che abbiamo già in essere con la nostra banca. Di qui l’esigenza di cambiare conto chiudendo quello vecchio dove eravamo costretti a sostenere delle spese più elevate. Ma al di la di questo, grazie alla legge Bersani, possiamo chiudere un conto bancario o postale in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione senza dover sostenere alcuna spesa extra (ne tantomeno pagare nessuna penale). Tuttavia esistono delle leggere differenze sia che si tratti di un conto bancario che di un conto postale.

Innanzitutto c’è da sottolineare che nel caso si voglia chiudere il conto per aprirne un’altro presso un diverso istituto di credito è opportuno prima procedere all’attivazione del nuovo conto e solo successivamente chiudere quello vecchio. Questo passaggio permetterà di spostare sul nuovo conto tutte le varie utenze (vedi accredito dello stipendio, eventuale addebbito di bollette, ecc.) e, anche, i propri risparmi ricordandosi, però, di lasciare i soldi necessari al pagamento di eventuali spese effettuate con bancomat e carte di credito, o per coprire eventuali assegni.

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Trenitalia: al via i rimborsi per la neve

In questi giorni il maltempo ha creato tantissimi disagi. L’Italia è stata spazzata via da un’ondata di freddo che ha portato la neve perfino a Roma dove, generalmente, non nevica mai. I disagi più importanti si sono registrati sui treni e già cominciano a fioccare le prime richieste di rimborso. Quello che molti non sanno, infatti, è che se il treno fa più di 4 ore di ritardo è possibile richiedere il rimborso integrale del biglietto recuperando i soldi spesi avendo dovuto subire un disagio importante. Tuttavia si possono ottenere dei rimborsi parziali già a partire da 60 minuti di ritardo del convoglio, secondo quanto dichiarato dalla stessa Trenitalia che è stata pesantemente criticata per non aver preso provvedimenti per prevenire (almeno in parte) i disagi.

Secondo le prime stime, infatti, fino ad oggi si sarebbero fermati circa il 25% dei treni, ossia circa 2000 sugli 8 mila previsti. Per questo è molto importante che tutti gli utenti che abbiano subito disagi effettuino la richiesta di rimborso del biglietto, magari rivolgendosi prima ad un’associazione dei consumatori.

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Piazza Affari perde pezzi: anche Benetton lascia

Dopo la notizia che anche Benetton uscirà da Piazza Affari qualche analista comincia a lamentare la forte crisi della Borsa di Milano che, ormai, sembra rappresentare sempre meno l’economia reale del nostro paese. Basti pensare che ormai il 90% delle contrattazioni ha per oggetto i titoli dei titoli più liquidi, ossia quelli dell’indice FTSE MIB (l’indice delle 40 maggiori società quotate a Piazza Affari), costituite in prevalenza da Banche e società energetiche mentre, tanto per fare un esempio, il comparto manifatturiero pesa molto meno del 20%. Insomma la borsa italiana griffata inglese (ricordiamo che la borsa italiana è di proprietà inglese) comincia a non piacere a molti.

E dopo il delisting di Benetton già si comincia a spargere la voce del delisting per Saras e altre aziende del settore manifatturiero per via degli scarsissimi volumi con cui vengono scambiate tutte le società small caps che viaggiano su quotazioni inferiori a quell dell’Ipo. Secondo un’ indagine di Angelo Provasoli e di Michele Preda di circa 3 anni fa, riportata dall’ottimo sito firstonline.info, su 80 società a maggioranza familiare quotate, ben 57 erano sotto il prezzo di Ipo.

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Crisi: Portogallo come la Grecia?

Il Portogallo farà la fine della Grecia? Secondo una quota crescente di analisti, la domanda potrà avere una risposta positiva, con Lisbona principale candidata alla ristrutturazione dei propri debiti, seguendo su tale strada la capofila Atene.  Noi, a dire il vero, ve ne avevamo parlato piuttosto approfonditamente già qualche settimana fa annunciando la crisi del Portogallo prima che anche i grandi media cominciassero ad occoparsene. Che i mercati finanziari abbiano preso di mira il Portogallo è d’altronde ben noto. Basti considerare le difficoltà, da parte del governo di Lisbona, di poter collocare i propri titoli di Stato (e a che prezzi!), e di poter ribadire la propria stabilità dei conti pubblici nelle sedi che contano.

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Roche: i farmaci non conoscono la crisi

Il gruppo farmaceutico svizzero Roche ha chiuso il 2011 con un incremento della redditività al di sopra delle attese: stando a quanto affermato dai vertici societari dell’azienda elvetica, infatti, l’esercizio si sarebbe concluso con uno sviluppo dell’utile netto pari a 7 punti percentuali a quota 9,5 milioni di franchi svizzeri (circa 7,9 miliardi di euro), nonostante un tasso di cambio sfavorevole che non ha certo giovato ai ricavi esteri. Spinta da dati fortemente convincenti, la società tenta ancora di acquisire l’americana Illumina, sulla quale ha già lanciato un’offerta pubblica d’acquisto ostile dal controvalore di 5,7 miliardi di dollari.

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Brasile: quanto crescerà il pil nel 2012?

Il Brasile è uno dei paesi più forti dell’America Latina ma la sua crescita potrebbe essere minata dalla crisi internazionale che sta colpendo l’EUropa. Forse è proprio per questo che il presidente Dilma Roussef è spesso accusato di occuparsi molto di economia e accordi commerciali con i paesi vicini come nel caso dell’ultima visita di questi giorni a Cuba in cui si è discusso solo ed esclusivamente di affari. In particolare il motivo della visita sembra essere stato il nuovo porto di Mariel che sarebbe costato circa 700 milioni di dollari di cui, gran parte, brasiliani. L’obiettivo dichiarato è ovviamente, quello di intensificare gli scambi commerciali nella zona dei Caraibi dove il Brasile mira a diventare l’indiscusso dominatore della regione.

Tuttavia il paese deve fare i conti con molti altri problemi e in particolare con una crescita che, per i prossimi 3 anni, le stime danno in leggero calo a causa della crisi che sta attanagliando l’Europa provocando una forte contrazione dei consumi. Inoltre il Brasile deve ancora risolvere dei conflitti interni molto forti con una forbice sociale tra ricchi e poveri ancora troppo ampia.

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