Box auto: un investimento sempre valido

Mutuionline.it propone un interessante studio sui box auto che, a nostro avviso, si confermano un ottimo investimento per chi punta sul medio-lungo periodo, con in più il vantaggio di necessitare di un capitale iniziale molto ridotto rispetto a quello di una casa. Secondo il report di mutuionline, infatti, i prezzi dei box auto nei centri urbani delle principali città italiane variano dai 70 mila euro circa di Roma Trastevere ai 25 mila di Napoli Arenaccia. Si tratta di cifre molto interessanti che possono dar vita ad un ritorno economico piuttosto considerevole se consideriamo sia il reddito da affitto che la rivalutazione dell’immobile.

Lo studio del noto portale online di comparazione mutui prende in considerazione il costo di un box di 12 metri quatri (il classico box per un’auto) analizzando i prezzi di Milano, Roma, Napoli e Torino e ipotizzando di finanziare l’acquisto con un mutuo o con un prestito.

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Esportazioni: deficit commerciale dimezzato

Secondo quanto rilevato dall’Istat, le esportazioni italiane del mese di novembre sarebbero cresciute di 2,3 punti percentuali su base mensile, e di 6,5 punti percentuali su base annua. Un trend talmente positivo (rispetto al controvalore delle importazioni), che è stato in grado di portare il disavanzo da quota 3,39 miliardi di euro del 2010 a 1,6 miliardi di euro dei primi undici mesi del 2011.

Sempre secondo quanto sostiene l’Istituto Nazionale di Statistica, la spinta propulsiva alle esportazioni italiane sarebbe provenuta dai mercati extra Unione Europea, che hanno garantito una domanda molto dinamica anche nei momenti di maggiore difficoltà della variabile macroeconomica.

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Lavoro: si studia il contratto Unico

Uno dei problemi con il quale il governo deve fare i conti è quello relativo alla riforma del lavoro. Tutti ci ricordiamo il pianto del Ministro Fornero di qualche mese fa quando dovette annunciare la riforma delle pensioni, che diede inizio alla politica di austerity con cui il governo cerca di risanare un bilancio distrato. Ora, invece, è la volta della riforma del lavoro e si comincia a delineare quella che sarà, con molte probabilità, la riforma definitiva: il contratto unico. Questa soluzione, infatti, potrebbe mettere d’accordo tutti, governo e sindacati, e che potrebbe conciliare l’esigenza di tutelare i lavoratori con quella di rendere il mercato del lavoro più flessibile.

L’idea di fondo è quella di sostituire i contratti esistenti attualmente (che secondo una stima dell’Istat sono circa 48) con un unico contratto nazionale chiamato CUI (contratto unico di ingresso) il cui scopo sarà quello di ricucire il divario tra lavoratori italiani e quelli del resto d’Europa che, in media, hanno salari più alti dei nostri.

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Unicredit, gli arabi salgono al 6,5%

Unicredit, una delle principali banche italiane – attualmente alle prese con un poderoso piano di ripatrimonializzazione, parlerà sempre più spesso l’arabo. Il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti ha infatti fatto sapere che salirà a quota 6,5 punti percentuali del capitale sociale della banca di piazza Cordusio, perseguendo una strategia di internazionalizzazione che dovrebbe rafforzare la posizione nella compagine societaria dell’azienda di credito.

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FMI: per l’Italia 2 anni di recessione

Brutte notizie arrivano, ancora una volta, dal Fondo Monetario Internazionale che vede nell’eurozona e in particolare nell’Italia il freno alla crescita globale che ancora per un paio di anni sarà molto debole. In particolare il nostro paese dovrebbe ettraversare un periodo di 2 anni di durissima recessione con un calo del prodotto interno lordo che il Fondo Monetario Internazionale stima possa aggirarsi intorno ai 2 punti percentuali per il 2012 e intorno al -0,3% nel 2013. Tra i fattori giudicati determinanti l’FMI segnala il rialzo dei rendimenti dei titoli di stato, che significa un maggior costo da sostenere per rifinanziare il debito in scadenza, e la diminuzione del credito bancario a famiglie e imprese.

Proprio quest’ultimo aspetto è quello che sembra preoccupare di più in quanto senza credito alle famiglie si bloccano i consumi (che già si attestano da diversi mesi su livelli molto bassi) e senza credito alle imprese si impedisce loro di sopportare il momento di difficoltà e di continuare a investire per non perdere di competitività a livello europeo.

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Cartelle Equitalia: arriva la proposta di Adiconsum

Visto il crescente sentimento di odio nei confronti di Equitalia, come testimoniano gli attentati degli ultimi mesi, sarebbe opportuno rivedere il ruolo della società di riscossione e, sopratutto, la validità dei metodi applicati specialmente in rapporto alla particolare situazione economica che stiamo attraversando. Con l’attuale crisi sempre più italiani non riescono a far fronte alle cartelle esattoriali che si vedono recapitare da Equitalia che per mancati pagamenti di poche centinaia di euro possono diventare (gonfiate di more, interessi e sanzioni) anche qualche migliaio. Per questo ci sentiamo di appoggiare la proposta dell’Adiconsum, che per voce di Pietro Giordano ha proposto al Governo Monti un piano di rientro dai debiti per tutte le cartelle sotto i 30 mila euro.

L’associazione ha sviluppato un piano di rientro per le cartelle esattoriali di piccolo e medio taglio (sotto i 30 mila euro) così da tutelare i consumatori e da permettere allo Stato di sbloccare quelle cartelle che in gergo vengono dette “incagliate”.

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