Sony e Panasonic: Moody’s taglia il rating

Moody’s Investors Service, una delle tre principali agenzie di rating al mondo (insieme a Standard & Poor’s e Fitch), ha ridotto il rating di Sony e Panasonic di un gradino, portando il proprio outlook in terreno negativo, e prevedendo pertanto ulteriori contrazioni del merito creditizio delle due compagini giapponesi, la cui situazione economico, finanziaria e patrimoniale sta continuando a peggiorare. Delle due, la società che sembra esser maggiormente in crisi, almeno secondo le visioni di Moody’s, è Sony: l’azienda di Tokyo ha visto il proprio rating precipitare a Baa1, non lontano dal confine delle società dalle quali è bene tenersi alla larga.

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Investimenti: tornano di moda le opere d’arte

In un’ottica di crisi economica con i mercati finanziari estremamente volatili continuano ad aumentare le persone che preferiscono tenersi lontane dalla borsa per paura di perdere i propri risparmi. Molta attenzione, quindi, si sta spostando verso strumenti alternativi e in particolare verso le opere d’arte che, in ottica di medio-lungo periodo possono rivelarsi un ottimo affare garantendo rendimenti interessanti. Tuttavia parliamo di un mercato molto particolare in cui, senza un minimo di competenze, si rischia di fare errori che possono rivelarsi molto costosi. Ma quanti soldi occorrono per investire in opere d’arte? E come è possibile individuare le opere che hanno il ptenziale maggiore?

Per prima cosa c’è da sottolineare che il mercato è aperto a investitori di tutte le tipologie, sia quelli che dispongono di grandi redditi, sia quelli che vogliono investire solo un capitale esiguo (anche nell’ordine delle poche migliaia di euro). Ovviamente ci sono delle enormi differenze di approccio che determinano la scelta dell’investimento a seconda del capitale che si ha a disposizione.

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Box auto: un investimento sempre valido

Mutuionline.it propone un interessante studio sui box auto che, a nostro avviso, si confermano un ottimo investimento per chi punta sul medio-lungo periodo, con in più il vantaggio di necessitare di un capitale iniziale molto ridotto rispetto a quello di una casa. Secondo il report di mutuionline, infatti, i prezzi dei box auto nei centri urbani delle principali città italiane variano dai 70 mila euro circa di Roma Trastevere ai 25 mila di Napoli Arenaccia. Si tratta di cifre molto interessanti che possono dar vita ad un ritorno economico piuttosto considerevole se consideriamo sia il reddito da affitto che la rivalutazione dell’immobile.

Lo studio del noto portale online di comparazione mutui prende in considerazione il costo di un box di 12 metri quatri (il classico box per un’auto) analizzando i prezzi di Milano, Roma, Napoli e Torino e ipotizzando di finanziare l’acquisto con un mutuo o con un prestito.

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Esportazioni: deficit commerciale dimezzato

Secondo quanto rilevato dall’Istat, le esportazioni italiane del mese di novembre sarebbero cresciute di 2,3 punti percentuali su base mensile, e di 6,5 punti percentuali su base annua. Un trend talmente positivo (rispetto al controvalore delle importazioni), che è stato in grado di portare il disavanzo da quota 3,39 miliardi di euro del 2010 a 1,6 miliardi di euro dei primi undici mesi del 2011.

Sempre secondo quanto sostiene l’Istituto Nazionale di Statistica, la spinta propulsiva alle esportazioni italiane sarebbe provenuta dai mercati extra Unione Europea, che hanno garantito una domanda molto dinamica anche nei momenti di maggiore difficoltà della variabile macroeconomica.

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Lavoro: si studia il contratto Unico

Uno dei problemi con il quale il governo deve fare i conti è quello relativo alla riforma del lavoro. Tutti ci ricordiamo il pianto del Ministro Fornero di qualche mese fa quando dovette annunciare la riforma delle pensioni, che diede inizio alla politica di austerity con cui il governo cerca di risanare un bilancio distrato. Ora, invece, è la volta della riforma del lavoro e si comincia a delineare quella che sarà, con molte probabilità, la riforma definitiva: il contratto unico. Questa soluzione, infatti, potrebbe mettere d’accordo tutti, governo e sindacati, e che potrebbe conciliare l’esigenza di tutelare i lavoratori con quella di rendere il mercato del lavoro più flessibile.

L’idea di fondo è quella di sostituire i contratti esistenti attualmente (che secondo una stima dell’Istat sono circa 48) con un unico contratto nazionale chiamato CUI (contratto unico di ingresso) il cui scopo sarà quello di ricucire il divario tra lavoratori italiani e quelli del resto d’Europa che, in media, hanno salari più alti dei nostri.

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Unicredit, gli arabi salgono al 6,5%

Unicredit, una delle principali banche italiane – attualmente alle prese con un poderoso piano di ripatrimonializzazione, parlerà sempre più spesso l’arabo. Il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti ha infatti fatto sapere che salirà a quota 6,5 punti percentuali del capitale sociale della banca di piazza Cordusio, perseguendo una strategia di internazionalizzazione che dovrebbe rafforzare la posizione nella compagine societaria dell’azienda di credito.

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