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TFR, in azienda o a un fondo pensione? Guida alla scelta

aziendaUna delle questioni più ricorrenti che circolano nell’ambiente del lavoro dipendente riguarda il “cosa fare del TFR”. Dopo la riforma della previdenza complementare varata durante il Governo Prodi ed entrata in circolo a partire dal 1 Gennaio 2007, infatti, intorno alla figura del TFR si è creato un vero e proprio business ed in quanto tale è nato il dilemma riguardante la sua gestione.

TFR in azienda o in un fondo pensione? Cosa considerare

Scegliere se lasciare il proprio trattamento di fine rapporto in azienda o se conservarlo presso un fondo pensione rappresenta una fase non proprio semplicissima, e che non lo è perchè bisogna tenere in considerazione diversi elementi prima di poter fare la propria scelta nella maniera più cosciente possibile. Esistono infatti delle variabili che potrebbero non sembrare di immediata percezione e che proprio per questo faremmo bene a tenere sempre sotto stretto controllo.

Bisogna pertanto valutare i costi di gestione dei fondi pensione, i rendimenti dei fondi pensioni o della rivalutazione del TFR, le regole di tassazione che vigono in quel dato momento sul TFR e l’età del lavoratore in fase di scelta. Una volta data risposta a questi punti interrogativi saremo sicuramente più capaci di stabilire cosa sia più conveniente per il nostro specifico caso e, di conseguenza, capire se sia più opportuno lasciare questo nostro tesoretto in azienda o se dirigerlo invece in un fondo pensione (aperto o chiuso che sia).

I costi di gestione di un fondo pensione

Dicevamo che il primo fattore da valutare sarebbe stato proprio questo, ossia i costi di gestione che sono legati ad un comune fondo pensione. Del resto nel caso in cui si scelga di destinare il TFR ad un fondo per la propria pensione, bisognerà pur tener conto dei costi di gestione che tendono ad essere diversi sulla base del fatto che quel fondo sia aperto oppure chiuso: valutiamo quindi i diversi preventivi che ci possono venir fatti da una qualunque realtà adibita e autorizzata alla gestione dei fondi pensione per comprenderne tutti i costi possibili (e per rapportarli al fatto che lasciando il TFR in azienda non si andrebbe incontro ad alcun costo).

Tassazione sul TFR

Il secondo fattore da considerare riguarda il capitolo tassazione che come ben sappiamo è anche il più ostico per un lavoratore che è contribuente del Fisco italiano. D’altra parte non è mica un mistero che le tasse non siano certo amiche dell’italiano medio, per cui valutiamo sempre molto attentamente l’impatto che queste hanno sul nostro trattamento di fine rapporto e sulla sua gestione.

A questo proposito bisogna sapere che l’ultima Legge di Stabilità ha stabilito che per la parte corrispondente all’incremento del montante accumulato si debba applicare l’aliquota del 20%, e che invece fondi pubblici o assimilati rimangono fermi al 12.50%; la tassazione del TFR in azienda segue invece un’aliquota del 17% rispetto alla rivalutazione dello stesso. Detto in altri termini, con la Legge di Stabilità varata lo scorso anno, risulta che la destinazione del TFR sia economicamente più conveniente se diretta all’azienda.

TFR in azienda o in un fondo pensione? La questione dei rendimenti

Il terzo fattore da considerare nella scelta rappresenta il rendimento finanziario. Negli ultimi anni questa partita è sempre stata vinta dai fondi pensione, sia negoziali che aperti: nel 2013 il rendimento medio dei fondi pensione italiani era del 5.7%, mentre invece il TFR lasciato in azienda risultava rivalutato di appena l’1.9%.

La rivalutazione del TFR in azienda è regolata dall’articolo 2220 del codice civile: in questo senso il TFR in azienda si rivaluta ogni anno del 75% rispetto al tasso di inflazione con l’aggiunta di una percentuale fissa dell’1.5%. Ciò significa che il TFR si rivaluta sempre e comunque, salvo i rari casi di un’economia tesa alla deflazione.

Al di là del fatto che il TFR in azienda si rivaluta comunque, è fuor di dubbio che il rendimento garantito dai fondi pensione sia di gran lunga più esaltante. Ma è anche vero però che sui fondi gravita una tassazione che è altrettanto maggiore. Si tratta insomma del classico gioco delle tre carte in cui si concede una cosa con una mano e la si toglie con l’altra.

Gestione del TFR: quanto conta l’età del lavoratore?

In ultimo ma non meno importante, occorre un attimo tener conto dell’età del lavoratore quando ci si ritrova a dover scegliere tra la destinazione aziendale del proprio TFR e quella di un fondo pensione. L’età conta molto più di quel che si possa pensare, poiché quanto più sono gli anni che mancano alla pensione, tanto più intenso sarà l’effetto moltiplicativo dato dalla gestione del fondo: in termini pratici significa che in genere si sconsiglia di aderire a un fondo pensione quando si è ormai in età avanzata e quindi a pochi anni dalla pensione, poichè i vantaggi che si otterrebbero da una gestione di questo tipo sarebbero del tutto sovrapponibili rispetto a quelli garantiti da un TFR lasciato in azienda (anzi potrebbero persino esserci casi di perdite vere e proprie!).

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