Procrastinare un assegno è un modo per rimandare il pagamento a una data successiva a quella del momento in cui si acquista un bene o un servizio. Possiamo, quindi, riferirci in particolare, all’assegno postdatato, che prevede una data futura di emissione rispetto a quella dell’effettiva compilazione.
Chi accetta questa tipologia di pagamento, si impegna a non procedere alla riscossione o al deposito in banca prima della data presente sull’assegno.
Per questa ragione, quando si vuole procrastinare o rimandare un assegno, questa tipologia è quella più adatta.
Come funziona l’assegno per i pagamenti
L’assegno viene compilato e rilasciato al destinatario al posto dei contanti o del bonifico, si tratta di un metodo di pagamento tracciato che indica l’importo che il possessore del conto rilascia al beneficiario.
Sul documento viene riportato il nome di quest’ultimo, la data e il luogo, l’importo e la firma con penna indelebile. L’assegno emesso non può essere annullato, a meno che non si vengano a creare alcune particolari situazioni.
Quando si può procrastinare un assegno
Come detto in precedenza, l’assegno compilato non può essere annullato, chi riceve l’assegno può recarsi in banca e chiedere il trasferimento dei fondi sul proprio conto corrente o l’equivalente in contanti.
L’assegno è solitamente “non trasferibile”, per cui solo il beneficiario indicato può procedere all’incasso dei soldi. La firma di chi lo emette deve essere chiara, leggibile e uguale a quella depositata presso l’istituto bancario.
Ma quali sono i casi in cui si può ottenere il rimando dell’assegno? Senza dubbio con l’annullo dello stesso, poiché il pagamento viene bloccato e si ha la possibilità, accordandosi con il beneficiario, di procedere all’emissione di un nuovo assegno con data diversa.
È importante sapere che c’è un periodo di tempo per riscuotere i soldi: 7 giorni se l’assegno è stato emesso all’interno dello stesso Comune dove il titolare ha aperto il suo conto corrente; 15 giorni se è al di fuori.
Dopo questo periodo, se l’assegno non è stato incassato, il titolare può chiedere l’annullamento e il beneficiario perderà i soldi senza possibilità di protestare.
Se però il traente non fa richiesta di annullamento dell’assegno, il beneficiario può anche procedere all’incasso i giorni seguenti.
Quindi, prima dei 7 o 15 giorni, a seconda dei casi, chi ha emesso l’assegno non può annullarlo, e se il beneficiario, intanto non ha rispettato gli accordi delle prestazioni ma ha incassato i soldi, l’unica soluzione sarà quella di intervenire per via legale e ottenere il rimborso.
Perché la soluzione è l’assegno postdatato
Se l’esigenza è quella di procrastinare un assegno, sperare nel ritardo di riscossione del beneficiario per poter procedere all’annullamento, non è il modo migliore.
Quando non si è certi di avere la disponibilità finanziaria sul conto corrente per poter coprire l’importo dell’assegno, è sempre meglio proporre l’assegno postdatato accordandosi bonariamente con il ricevente.
In questo modo si può rimandare il pagamento a un momento in cui si ha la certezza della copertura dell’importo, senza avere problemi con il beneficiario e senza il bisogno di dover recarsi in banca per annullare l’assegno precedente.