Grecia: si torna alle elezioni

Giornata terribile quella di ieri sui mercati per via del panic selling che si è scatenato sui mercati dopo che è stata diffusa la notizia del mancato accordo tra i partiti della Grecia per la costituzione di un governo tecnico di transizione. Ora il paese dovrà riaffrontare delle nuove elezioni nel mese di Giugno con la grande probabilità che ne escano vittoriosi i partiti antieuropeisti che, non applicheranno le misure imposte dagli organismi internazionali come contro partita degli aiuti. Insomma l’ipotesi di un’uscita veloce di atene dall’euro (ossia entro 2 mesi) sembra essere sempre più certa anche se i risvolti politici ed economici per l’eurozona e per la grecia stessa sono tutt’altro che banali. Le prime stime dei costi da sostenere nel caso l’euro perdesse uno dei suoi stati membri sarebbero altissimi per tutti gli europei e non solo per i greci. Ma, ovviamente, si tratta solo di stime perchè nulla può essere previsto in uno scenario tanto catastrofico come quello che si sta delineando all’interno del vecchio continente.

Il “non sapere a cosa si va incontro” è anche il motivo del panico registrato sui mercati ogni qual volta si parla di Grecia. Anche ieri all’arrivo della notizia di un mancato accordo dei partiti e del ritorno alle urne tutti i mercati hanno girato in negativo con perdite importanti sia in Europa che al di la dell’atlantico. Gli investitori sembrano volersi allontare da tutto ciò che riguarda l’Euro, eccezion fatta per i titoli di stato tedeschi considerati, in questo momento, il bene rifugio per eccellenza (ma sarà davvero così?).

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Quanto ci costa finanziare il debito

Ieri la Banca d’Italia ha comunicato che ad Aprile il debito pubblico ha raggiunto la quota record di 1.946,083 miliardi stracciando il massimo storico che era stato toccato a gennaio (“solo” 1.934,980 miliardi). Insomma il calo registrato a Marzo non era affatto un inversione di tendenza ma, semplicemente, un lieve assestamento prima di proseguire la corsa verso i 2000 miliardi di euro un limite che si sperava assolutamente di non raggiungere ma che al momento appare tremendamente vicino. A conti fatti, ad oggi, i 1946 miliardi in questione equivalgono ad un debito di 33.633 euro per ogni abitante del nostro paese. Non a caso l’Italia è uno dei paesi che può vantare, si fa per dire, uno dei più alti debiti pubblici del mondo specialmente se rapportato al pil. Insomma la cura del governo Monti sembra, fino ad ora, non aver avuto i benefici che ci erano stati promessi.

Eppure agli italiani sono stati chiesti sacrifici importanti: aumento delle aliquote fiscali, introduzione dell’Imu, riforma delle pensioni e chi più ne ha più ne metta. Perchè la cura Monti non sta funzionando? La risposta si può trovare facilmente sempre nei dati diffusi dalla Banca d’italia, ossia quelli relativi alle entrate tributarie che diminuiscono dello 0,5%.

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Europa: nei prossimi mesi si gioca la partita decisiva

In queste ultime settimane abbiamo visto degenerare la crisi europea ad un ritmo quasi surreale. La speranza di poter riuscire , già da quest’anno, a vedere un accenno di ripresa sono state letteralmente spazzate via dagli avvenimenti delle ultime 2 settimane. Con ogni probabilità il 2012 sarà un anno difficilissimo e indimenticabile, uno di quegli anni che entrerà di diritto nei libri di scuola. Nel 2012 verranno gettate le basi di quello che sarà il futuro dell’Europa e, forse, del mondo intero sempre più globalizzato e, quindi, sempre più finanziariamente esposto. Insomma, come hanno dimostrato gli ultimi deludenti dati macro relativi a molti paesi situati al di fuori dell’Unione Europa e considerati “porti sicuri”, nessun paese può dirsi immune alla crisi. Di conseguenza qualsiasi cosa accade all’eurozona avrà ripercussioni a livello mondiale.

Per comprendere meglio lo scenario (e, quindi, anche ciò che ci aspetta nei prossimi mese) è bene mettere un po di ordine e fare il punto della situazione riassumento l’enorme quantitativo di novità che hanno caratterizzato le ultime settimane sia a livello economico-finanziario che a livello politico-sociale.

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Tornare alla lira? Possibile secondo Grillo

Che Grillo sia un provocatore questo è indubbio ma, allo stesso tempo, bisogna riconoscergli il merito di aver presentato delle iniziative e delle proposte molto interessanti al punto da raccogliere, oltre ad un ottimo risultato nelle ultime amministrative con il Movimento 5 Stelle, anche l’attenzione della stampa internazionale. Da Dall’Economist a Bloomberg, passando per la copertina del Time, Beppe Grillo sta dimostrando di riuscire a catturare l’attenzione dei media internazionali con le sue proposte shock tra cui, l’ultima, quella di un possibile ritorno alla lira. Per quanto ci riguarda, al contrario di altri siti di informazione, non abbiamo mai inteso l’uscita dall’euro come un tabù sostenendo, al contrario, che sia uno dei possibili sviluppi di questa crisi. Allo stesso tempo però dobbiamo riconoscere che un ritorno alla lira sarebbe un evento decisamente traumatico e che porterebbe il paese a vivere momenti ben più difficili rispetto a quelli che stiamo attraversando da un anno a questa parte.

Tornando a Beppe Grillo, secondo il leader del Movimento 5 Stelle uscire dall’euro è l’unica via di uscita per poter uscire dalla crisi. Riportiamo dal blog ufficiale alcune dichiarazioni di qualche settimana fa:” Non si tratta di essere ostili in principio all’euro, ma di poterselo permettere. Per rimanere nell’euro stiamo affamando il Paese, strangolando le aziende, trasferendo la ricchezza privata a copertura degli interessi sul debito pubblico che è (purtroppo) in euro.”

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Grecia: l’uscita dall’euro è imminente

I risultati delle elezioni greche si sono dimostrati, per il momento, estremamente fallimentari. I partiti faticano a trovare un accordo che porti alla formazione di un governo stabile che possa approvare le misure di austerity imposte dalla comunità internazionale come contropartita degli aiuti finanziari senza i quali Atene non avrà nemmeno i soldi per pagare stipendi e pensioni. Le “Inconcludenti elezioni“, come sono state ribattezzate dal Wall Street Journal, sono state viste da molti come un possibile inizio della fine che porterà la Grecia fuori dalla moneta comune. Insomma l’uscita della Grecia dall’euro, che fino a pochi mesi fa veniva data per impossibile, appare oggi come una delle soluzioni più probabili anche se le sue conseguenze potrebbero essere drammatiche.

Citigroup da per certa l’uscita dall’euro della Grecia entro e non oltre 18 mesi mentre altre banche d’affari, pur non pronunciandosi sulla tempistica, danno l’uscita dall’euro come soluzione probabile al 70-80%. L’eurozona si trova nel pieno della peggiore crisi della sua storia con paesi come la Spagna, l’Italia e la Francia che, per motivi diversi, rischiano un tracollo delle proprie economie nazionali.

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Spagna: attenzione alla bomba Bankia

Con nostro grande stupore la notizia non ha avuto un gran risalto tra i media italiani eppure si tratta di una vera e proprio bomba. La Spagna, infatti, si appresta a salvare la prima banca iniettando circa 10 miliardi di euro (parliamo di soldi pubblici) nelle casse di Bankia. La notizia, gravissima, rischia di passare in sottotono. Ormai, quasi ogni giorno, arrivano notizie negative che gettano pessimismo sull’esito della crisi per l’Europa. Ieri, infatti, le borse hanno vissuto l’ennesima giornata di passione per colpa della Grecia visto che le forze politiche uscite dalle elezioni non sono in grado di formare un governo. I nostri lettori erano ampiamente a conoscenza del pericolo (ne avevavamo parlato qui) e quello che sta accadendo è, non a caso, l’ipotesi più negativa tra quelle da noi propsettate. Ora, mentre tutti guardano alla Francia e, sopratutto, alla Grecia il rischio che il colpo di grazia arrivi proprio dalla Spagna è altissimo.

La questione di Bankia è molto delicata tanto che i cittadini spagnoli si sono infuriati minacciando una manifestazione contro l’intervento dello stato. D’altronde in un momento di grandissima difficoltà economica in cui il paese deve fare i conti con una disoccupazione oltre il 20% non va proprio già che vengano utilizzati 10 miliardi per salvare le casse di una banca.

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