DVR obbligatorio per le aziende dal 1 Luglio

Dal 1 Luglio 2012 scatta l’obbligo, per tutte le aziende, di elaborare il Documento di Valutazione dei Rischi. Fino ad oggi, infatti, le aziende con meno di 10 dipendenti potevano ricorrere all’autocertificazione elaborata ai sensi dell’art. 29 del D.Lgs. 81/2008. Questa modifica è estremamente importante perchè il suo mancato rispetto comporta sanzioni molto rilevanti sia in termini pecuniari che in termini penali. Pertanto le aziende con meno di 10 dipendenti che hanno redatto l’autocertificazione farebbero bene ad adeguarsi, entro i termini che scadono il 30 Giugno di quest’anno, alla nuova normativa che impone la compilazione del DVR. E’ importante ricordare, anche, che la legge prevede che valutazione e la stesura del documento sia un obbligo del datore di lavoro a cui non è concessa la possibilità di delegare.

Come abbiamo detto il non adeguamento del Documento di valutazione dei Rischi equivale, per la nuova normativa ad una mancata valutazione dei rischi nell’ambiente di lavoro ed è soggetta a delle sanzioni importanti. Nel caso di omessa redazione del documento di valutazione dei rischi, infatti, si rischia anche l’arresto da 3 a 6 mesi o un’ammenda che può variare da 2.500 a 6.400 euro.

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Lavoro: nuovi emendamenti per i co.co.pro

Grazie ad alcuni emendamenti promossi dai relatori al ddl lavoro (Tiziano Treu del Pd e Maurizio Castro del Pdl) depositati ieri in commissione Lavoro del Senato si profilano delle interessanti novità per i cosidetti CO.CO.Pro, ossia i contratti di collaborazione a progetto, e sulle partite iva. Le novità che verrebbero introdotte hanno suscitato il plauso dei sindacati e, in particolare, della Cisl che per voce del suo Segretario Generale Aggiunto, Giorgio Santini, si è detta molto soddisfatta. ”Gli emendamenti alla riforma del lavoro su cocopro e partite Iva sono positivi“. Santini poi aggiunge che “Per i cocopro viene rafforzata la tutela per quanto riguarda la qualita’ del lavoro, il livello del reddito, il trattamento economico di fine rapporto. Inoltre, la definizione di una soglia di reddito al di sotto della quale non sarebbe giustificata l’apertura di una partita Iva permettera’ di mirare meglio le politiche di contrasto degli abusi senza danneggiare il lavoro autonomo genuino“.

Come abbiamo detto le novità più interessanti riguardano i co.co.pro: in sostanza viene introdotto una sorta di salario base così da tutelare i lavoratori che hanno questa tipologia di contratto di lavoro, spesso usata in alternativa ai normali contratti a tempo determinato. La norma, quindi, prevede che il salario del lavoratore a progetto debba essere adeguato alla quantita’ e alla qualita’ del lavoro eseguito pur non potendo essere inferiore all’importo annuale determinato periodicamente con decreto del ministero del Lavoro.

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Europa: attenzione alle bolle immobiliari

Più e più volte, negli ultimi mesi, abbiamo parlato del rischio di una bolla immobiliare nelle principali economie della zona euro. A riaccendere l’attenzione ci pensa l’Economist che in un articolo di oggi mette a confronto il mercato immobiliare americano con quello di alcuni paesi europei notando delle differenze molto marcate. Sostanzialmente in America i prezzi delle case hanno subito una brusca flessione a cominciare dal 2005, flessione che nei paesi europei, salvo alcune eccezioni, è stata decisamente meno marcata o del tutto assente. La tabella riportata qui sotto mette a confronto l’andamento dei prezzi degli immobili negli Stati Uniti, in Francia, Spagna, Inghilterra e Irlanda. E’ molto interessante notare come, esclusa l’Irlanda colpita dalla durissima crisi economica, gli altri paesi europei hanno subito una flessione decisamente meno marcata rispetto a quella degli Stati Uniti.

A questo punto verrebbe lecito chiedersi se i nostri mercati siano semplicemente in ritardo rispetto a quello statunitense. Come si può notare dal grafico, infatti, la flessione del mercato immobiliare americano è cominciata nel 2005 mentre in Europa è stata ritardata di almeno 2 anni. A questo punto ci si dovrebbe interrogare su cosa ci aspetti veramente in Europa.

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Canada, un’economia che attira investimenti

Con la crisi dell’eurozona che sta vivendo in questi ultimi giorni dei momenti drammatici è bene dare uno sguardo alle altre economie del mondo per capire quali paesi offrono le migliori opportunità di lavoro e investimento. Il Canada, ad esempio, può vantare un’economia estremamente interessante che offre ottime opportunità sia a livello di investimenti di impresa che come sbocco per chi vuole trovare lavoro al di fuori dell’Italia. Quello che non tutti sanno, infatti, è che l’Italia ha stipulato un accordo con il governo del Canada che permette di ottenere un permesso di lavoro temporaneo dedicato a tutti i giovani fino a 35 anni di età. Si tratta di un’opportunità molto interessante che permette di avere un primo approccio alla vita nel paese. Allo stesso modo lo sviluppo industriale e la tassazione più vantagiosa rispetto a quella italiana ne fa un paese molto interessante anche per quegli imprenditori che volessero investire nel paese attraverso dei progetti di impresa.

Ma come va realmente l’economia canadese? Nel complesso possiamo dire che l’economia del Canada è stata investita solo marginalmente dalla pesantissima crisi economica che, dal 2008, ha compromesso le principali economie del mondo. Molti analisti sono dell’idea che il Canada, insieme a Brasile, Australia e Sudafrica, sarà uno dei paesi guida nei prossimi anni per via del suo immenso patrimonio di commodities che fanno del paese il secondo esportatore al mondo di gas naturale e il 9 esportatore al mondo di petrolio.

Attualmente la disoccupazione si attesta intorno al 7,2% con un trend che fa segnare un miglioramento nei primi mesi del 2012. Secondo alcune stime ufficiali il rapporto deficit – pil del paese dovrebbe attestarsi, entro il 2016, intorno al 33% (oggi è leggermente più alto). Le zone più ricche e prosperose sono quella dell’Alberta e dell’Ontario e proprio in queste province conviene concentrare la propria attenzione qualora si decidesse di lavorare in Canada.

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Alert: Monte dei Paschi e Mediaset

Piazza Affari ieri ha vissuta un’altra giornata di passione (l’ennesima) che l’ha spinta ad un ribasso di oltre il 2% per poi chiudere la giornata con un -1,18%. A guidare l’ondata dei ribassi sono state Mediaset e il Monte dei Paschi di Siena. La prima ha chiuso sui minimi di sempre a 1,452 euro (-11,35%) per via dei conti disastrosi relativi al 2011 e alle previsioni per il 2012, mentre la seconda si è fermata a quota 0,2334 euro ad azione (-6,94%) in seguito alle perquisizioni della Guardia di finanza negli uffici della banca in seguito alle indagini della Procura della Repubblica di Siena che sta indagando per l’ipotesi di aggiotaggio. Ovviamente entrambi i titoli sono stati penalizzati anche dal forte sentimento negativo che aleggia in questi giorni sui listini di tutto il mondo per via dell’esito delle elezioni in Grecia e delle indiscrezioni che darebbero la Germania pronta a far uscire Atene dall’eurozona.

Ovviamente in questo contesto i mercati sono estremamente volatili e tendono a esaltare i movimenti al rialzo o al ribasso specialmente quando trapelano indiscrezioni molto forti sul destino dell’eurozona considerato ancora l’argomento chiave su cui si gioca il futuro dei principali paesi del vecchio continente.

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Il declino del lavoro in Italia

Nei giorni scorsi l’Itat, come vi abbiamo prontamente riportato, ha diffuso il suo ultimo report sulla disoccupazione italiana aggiornata a Marzo 2012 mettendo in luce una situazione disastrosa. Il dato, ossia la disoccupazione che ha raggiunto il 9,8%, non è drammatico (c’è chi, come la Spagna, sta molto peggio di noi) ma lo è il trend. In questi giorni ci siamo presi la briga di spulciare negli archivi dell’Istat analizzando tutti i dati sul lavoro dal 2007 ad oggi e quello che emerge è un trend in rapidissima ascesa che ci ha visto passare da un tasso di disoccupazione del 6,1% nel 2007 al 9,8% di Marzo 2012. Un trend che sembra essere inarrestabile e che potrebbe non essere arrivato ancora a toccare il picco più alto. Il grafico che abbiamo realizzato è alquanto eloquente mostrando una curva costante sinonimo di centinaia di migliaia di posti di lavoro bruciati nell’arco di pochi anni.

Come si evince dal grafico la disoccupazione è tornata ad impennarsi già dal 2008, ossia quando ancora gli effetti della crisi finanziaria non avevano raggiunto l’econimia reale europea ed è andata via via intensificandosi negli anni successivi. Tra il 2010 e il 2011 non c’è stato alcun aumento, fatto che poteva indurre a pensare ad un cambio di rotta e ad una lenta ripresa dell’economia della zona euro.

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