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L’Italia torni a crescere: l’appello di Giampaolino

230 Miliardi: tanto ci sarebbe costata l’austerity stando a quanto riportato nel rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica realizzato dalla Corte dei Conti. Proprio per questo il Presidente Luigi Giampaolino chiede all’Europa meno pressione e la possibilità di puntare maggiormente su crescita e sviluppo piuttosto che solo ed esclusivamente su crescita e sviluppo. D’altronde dal rapporto della Corte dei Conti i risultati che emergono di questi anni di rigore fiscale sono disastrosi: le tasse sono aumentate contribuendo pesantemente ad avviare la recessione. Recessione che ha avuto tra i suoi effetti più pesanti quello di far crollare il gettito fiscale rendendo, di fatto, vano l’aumento della pressione fiscale.

Presidente Luigi Giampaolino

Luigi Giampaolino, infatti, ci tiene a sottolineare che “All’Italia serve crescere, servono stimoli. Non deroghe per spendere di più. L’emergenza della decrescita e della disoccupazione appare oggi acquisire quanto meno un rilievo analogo a quello assegnato al percorso di riequilibrio di disavanzi e debito pubblico“.

Tuttavia lo stesso presidente sottolinea anche che l’obiettivo di crescita non può essere perseguito ignorando la stabilità dei conti perchè ciò verrebbe quanto meno punito dai mercati finanziari. Pertanto un’eventuale riduzione della pressione fiscale deve andare di pari passo con il rispetto degli obiettivi fissati da Bruxelles.

Insomma il presidente della corte dei conti si auspica che da ora in poi si possano approvare delle misure volte alla crescita ma che siano, allo stesso tempo, compatibili con la stabilità dei conti che resta un aspetto fondamentale per garantire la stabilità finanziaria del nostro paese e dell’Europa nel suo complesso.

D’altronde come dargli torto? Se analizziamo i risultati di questa politica di austerity portata avanti dall’Unione Europea e, nel nostro paese, dal governo Monti i risultati sono disastrosi. In Italia (ma anche nel resto dell’eurozona) la disoccupazione continua ad aumentare stabilendosi oltre l’11% con picchi drammatici tra i giovani.

Il mercato immobiliare residenziale è paralizzato mentre quello non residenziale è letteralmente crollato perdendo nell’ultimo anno oltre il 24% delle transazioni. Per non parlare, poi, delle aziende che portano i libri in tribunale: dalla fabbrica al negozietto sotto casa, ormai sono più le attività che chiudono che quelle che aprono.

Insomma un quadro che da spunto ad bilancio tutt’altro che positivo. Ma forse qualcuno in Europa si comincia a convincere che sia arrivato il momento di tornare a crescere. Speriamo…

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