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Vertenza sindacale: cause, tempi, procedure e costi

Come tutti ormai sapranno il rapporto di lavoro risponde alle norme del Diritto del Lavoro e da quanto dettato dai Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro di volta in volta stipulati in seguito agli accordi tra le associazioni sindacali. Ogni qualvolta un rapporto lavorativo viene compromesso in seguito ad un illecito commesso dal lavoratore, in questo caso la faccenda la si risolve con un licenziamento (soprattutto d’ora in avanti poiché la sostanziale cancellazione dell’articolo 18 ha praticamente aperto le porte a questa ipotesi). Ma nel caso in cui fosse il datore di lavoro a non essersi comportato a modo? In questa eventualità il lavoratore può tutelare i suoi diritti tramite una vertenza sindacale, ovverosia una iniziativa intrapresa dal dipendente nei confronti del suo datore e che si conclude naturalmente con una denuncia di controversia di lavoro.

Vertenza sindacale: cause per la quale richiederla

Per istituire una denuncia di questo genere è tuttavia necessario rientrare in una serie di cause serie, tangibili, evidenti. I principali casi per i quali sia possibile promuovere una vertenza sono i seguenti:

  • Retribuzione: il datore di lavoro non ha saldato una o più mensilità, oppure insiste nel volerci far firmare una busta paga con un residuo netto diverso rispetto a quello pattuito inizialmente, o magari preme per farci sottoscrivere dimissioni in bianco o rinunce di vario genere, e così via.
  • Ferie e permessi: un altro caso valido per cui vale la pena istituire una vertenza ha a che fare con ferie e permessi. In parole povere il lavoratore ha la possibilità di vedersi riconosciuti questi diritti sia sotto forma di assenza dal posto di lavoro sia sotto forma di indennizzo (perchè magari non ha goduto delle ferie e dei permessi a lui concessi).
  • Malattia o infortunio: in questa eventualità al lavoratore non sono state riconosciute le indennità previste dalla legge, e di conseguenza ci troviamo dinanzi un ulteriore grande illecito da parte del datore di lavoro.
  • Straordinari, tfr, maternità: esattamente come nei punti precedenti, anche i casi di straordinari non pagati o saldati solo in una minima parte, di tfr non percepito o di maternità non indennizzata secondo quanto dettato dalle norme vigenti rientrano a pieno titolo nella fattispecie di una controversia lavorativa.
  • Licenziamento: sussiste nell’ipotesi in cui il lavoratore, licenziato senza i giorni di preavviso previsti dalla legge, non abbia ricevuto la relativa indennità sostitutiva.

Vertenza sindacale: tempi e procedure

Innanzitutto è bene precisare che una vertenza sindacale può essere istituita sia durante che al termine del rapporto lavorativo. Prima di andare avanti con il processo è però consigliabile che il lavoratore tenti di trovare un punto di accordo con il datore ed eventualmente che vada in controversia solo nel caso in cui quest’ultimo non dovesse mostrarsi pronto ad accoglierne le istanze: nell’ipotesi in cui l’ostilità dovesse farla da padrone, il lavoratore avrebbe quindi tutto il diritto di rivolgersi al sindacato di categoria per avviare la vertenza.

In questo contesto il sindacato esaminerà scrupolosamente le prove e raccoglierà tutte le informazioni necessarie per avere un quadro quanto più possibile dettagliato del rapporto di lavoro contestato; a questo punto il sindacato convoca il datore “incriminato” presso l’Ufficio del Lavoro provando a raggiungere un punto di accordo che possa porre fine alla controversia ancor prima di farla entrare nel vivo. Se la conciliazione riesce si redige una sorta di verbale nell’ambito del quale vengono stilati con chiarezza gli elementi della conciliazione, mentre se la conciliazione non dovesse riuscire avrebbe inizio il cosiddetto ricorso giudiziario (il sindacato, in questo caso, trasmette tutta la documentazione in suo possesso ad un legale convenzionato).

Per quanto riguarda i tempi non è possibile formulare un pronostico preciso, ma ci basti sapere che generalmente la sentenza del Giudice del Lavoro ha luogo nell’arco di due anni dalla presentazione dell’istanza. Questo è naturalmente valido solo per quelle vertenze sindacali emigrate su un piano giudiziario, poiché nel caso di controversie che si risolvono con la conciliazione sindacale i tempi sono naturalmente molto più contenuti e limitati a 60 giorni. A tal proposito è importante sapere che la vertenza va in prescrizione dopo i 5 anni calcolati dalla data di cessazione del rapporto lavorativo per le aziende fino a 15 dipendenti, e dal giorno o dal mese di maturazione della retribuzione per le aziende con più di 15 lavoratori dipendenti.

Vertenza sindacale per lavoro nero

Il lavoro nero rientra a pieno titolo nella lista di cause ideali per le quali avanzare un’istanza di questo genere, ma proprio per via della sua entità e di una sua leggera variazione in termini di procedure, è bene dedicargli un capitolo a parte. Abbiamo già visto l’iter da seguire per promuovere una controversia, ma se il nostro fosse un caso di lavoro in nero allora dovremmo eseguire un passo in più rispetto al normale.

In parole povere dobbiamo ricorrere alla Direzione Provinciale dell’Ispettorato del Lavoro e denunciare apertamente il rapporto lavorativo che ha luogo in via del tutto sommersa. Chiaramente è necessario presentare delle prove che possano dimostrare questa nostra condizione, come ad esempio fotocopie di bonifici o assegni percepiti a cui non corrisponde il rilascio di alcuna busta paga, o eventualmente portare in loco la testimonianza di persone che possano effettivamente dimostrare il sussistere di un rapporto di lavoro in nero.

Appurate le prove e sporta la denuncia, sarà poi necessario rivolgerci ad una confederazione sindacale ed avviare l’iter così come visto nel punto precedente.

Vertenza sindacale: i costi

Indipendentemente dal fatto che la vertenza si concluderà con la conciliazione sindacale o che verrà invece spostata su un piano giudiziario, non ha grande rilevanza: i costi sono pressoché nulli in entrambi i casi. Le uniche spese da sostenere sono per lo più date dall’iscrizione al sindacato a cui si intende affidare la causa, poiché grazie al tesseramento quest’ultimo metterà a disposizione del lavoratore un’assistenza legale qualificata in via del tutto gratuita. Tutt’al più dei costi aggiuntivi potrebbero essere necessari nell’eventualità in cui sia necessario domiciliare la causa ad Avvocati posti su altri territori, o nell’ipotesi in cui vi sia il bisogno di avviare procedure esecutive su immobili, perizie specialistiche, visure di qualsiasi genere o sostenere spese per la messa in asta di beni pignorati.

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