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Tasse, dall’Europa un piano contro lo strapotere delle multinazionali

Un tentativo globale di impedire alle grandi multinazionali di spostare i loro profitti in giurisdizioni con tasse più basse sta scatenando una lotta tra Stati Uniti ed Europa, mentre i responsabili delle politiche su entrambe le sponde dell’Atlantico risparmiano le energie per imporre nuove tasse alle imprese straniere.

Nella giornata di domani, la Commissione europea dovrebbe prendere di mira i colossi tecnologici della Silicon Valley con la proposta di rinnovare seriamente il modo in cui le società tecnologiche sono tassate nell’Unione europea. Il piano prevede la tassazione delle aziende digitali in base al luogo in cui generano profitti, piuttosto che dove hanno le loro sedi, collocate spesso in paesi come l’Irlanda e il Lussemburgo che hanno aliquote fiscali basse.

La proposta arriva seguendo la scia della nuova legge fiscale da 1,5 trilioni di dollari che il presidente Trump ha firmato l’anno scorso, cercando di reprimere il trasferimento degli utili imponendo una nuova tassa minima sui guadagni esteri di qualsiasi società che opera negli Stati Uniti. Le disposizioni internazionali contenute nella legge fiscale hanno irritato alcuni leader europei, i quali affermano che è andata troppo oltre e potrebbe violare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Le tensioni globali derivano dalla preoccupazione condivisa dai governi stranieri che le grandi società multinazionali non paghino la loro giusta quota di tasse ai paesi in cui operano. Giganti della tecnologia americana come Amazon, Apple e Google le hanno mantenute basse per anni, mantenendo i loro profitti all’estero nelle giurisdizioni con tassazione inferiore. Ma non c’è accordo su come rimediare a tale elusione fiscale. Gli sforzi stanno esacerbando la già accentuata tensione tra Stati Uniti ed Europa sull’imposizione dei dazi sulla maggior parte delle importazioni di acciaio e alluminio.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha cercato di coordinare gli sforzi globali per combattere l’evasione e l’elusione fiscale. In un rapporto sulla tassazione digitale, separato dalla proposta dell’Unione europea, l’organizzazione ha affermato che oltre 110 paesi hanno concordato di rivedere il sistema fiscale internazionale, parti del quale erano state rese obsolete dall’economia digitale.

Funzionari dell’organizzazione hanno detto che il dibattito sulla proposta di tassazione digitale europea è stato intenso durante la riunione del gruppo dei 20 ministri delle finanze a Buenos Aires. Steven Mnuchin, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, ha definito il concetto “ingiusto” per le compagnie americane.

“Riteniamo che avere imposte lorde sulle società di Internet non sia equo” ha tuonato Mnuchin in un’intervista a margine dell’incontro del G20. “Non è la base ideale per una tassazione e siamo stati molto chiari nel ribadire il concetto durante le discussioni. E’ il cambiamento nei sistemi di tassazione in materia di presenza fisica che deve essere affrontato. Non dovrebbe esistere un sistema a due livelli in cui le società di Internet sono tassate secondo uno standard diverso”.

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