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Debito italiano e Covid-19: in che modo i mercati “sondano” le condizioni dell’Europa?

L’Italia, oltre ad essere uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia, è anche una delle economie più malate d’Europa. Il debito pubblico italiano è un terzo più grande della sua economia, che cresce in modo molto lento. Inoltre, il governo non è riuscito ad escogitare un piano credibile per migliorare le prospettive economiche.

Mentre il virus si diffondeva nel nord Italia e i decessi aumentavano, lo scetticismo degli investitori sulla capacità e la volontà dell’Italia di pagare i suoi debiti è cresciuto rapidamente.

Il Credit Default Swap (CDS) è uno swap con la funzione di trasferire il rischio di credito. È considerato uno strumento di copertura ed è il più comune tra i derivati creditizi. Nella prima metà di marzo, il default sovrano italiano (implicito nel trading del credit default swap) è cresciuto rapidamente insieme al numero di decessi attribuiti al coronavirus. Durante la crescita della pandemia, i mercati sembrano essere stati in qualche modo rassicurati dal debito italiano.

Ad aprile, però, questo rapporto è scomparso, il che sembra suggerire che meno italiani muoiono, più è probabile che l’Italia rinneghi i suoi debiti. Certo, non avrebbe avuto senso che i mercati tornassero alla normalità mentre la pandemia si attenuava in quando i danni all’economia italiana e alle finanze pubbliche, insieme al rischio di radicalizzazione politica, rimanevano. Tuttavia, non vi erano informazioni drasticamente nuove in relazione a nessuno di questi tre fattori interconnessi che avrebbero spiegato perché i mercati avrebbero dovuto percepire un ulteriore salto nella probabilità di default.

Invece, la salita del prezzo dei CDS italiani ad aprile molto probabilmente riflette l’economia politica internazionale europea, piuttosto che quella interna della crisi sanitaria in Italia. Aprile era iniziato con l’Olanda ad opporsi contro le varie proposte per aiutare i Paesi con oneri di debito esacerbati dal virus. Si è concluso con una sentenza della Corte costituzionale tedesca che sembrava limitare l’autonomia della Banca Centrale Europea di stabilizzare i mercati e persino di contestare il primato del diritto europeo sul quello nazionale.

Inoltre, ad aprile, i mercati hanno rivalutato le possibilità di un default italiano perché i livelli di solidarietà dell’Europa settentrionale col Paese si stavano rivelando inferiori alle loro aspettative. A maggio, segnali più positivi da Bruxelles, Parigi e Berlino e alcuni segnali di compromesso ad Amsterdam sembrano essere stati accolti positivamente dai mercati.

Ogni paese stabile contribuisce alla solidarietà europea. Questa logica si sta rivelando nuovamente durante la crisi sanitaria. La condizione di base dell’Italia è un livello elevato di debito con scarse prospettive di riduzione. La condizione di base dell’Europa non è tanto quella di avere l’Italia come membro ma, piuttosto, è che nessun Stato membro sia responsabile della stabilità dei suoi partner.

I Paesi stabili possono cavalcare a vicenda sulla solidarietà reciproca. Quando lo fanno, i mercati ritirano denaro da posti come l’Italia. Questa sembra essere la diagnosi dei mercati finanziari. Potrebbero verificarsi ulteriori picchi di pressione sull’Italia, mentre altri Paesi europei vacillano sul supporto per i loro stati membri.

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