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Naspi 2015: guida alla nuova indennità di disoccupazione

A partire dal 1° Maggio 2015 entreranno in vigore i nuovi ammortizzatori sociali che, di fatto, andranno a sostituire o integrare i precedenti rivoluzionando una gran bella fetta del Welfare State. Il più importante riferimento in tal senso è senz’altro la NASPI, ovvero la nuova indennità di disoccupazione che proprio in forza della sua “destinazione d’uso” sarà quella che riguarderà la più ampia platea di persone. Questo meccanismo è stato studiato nel minimo dettaglio dal Governo e licenziato da un decreto legislativo approvato dal consiglio dei Ministri lo scorso 20 Febbraio; ma esattamente cosa prevede, chi riguarda e quali sono i requisiti e gli importi di questa tanto chiacchierata Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego?

Naspi 2015: chi sono i beneficiari (e gli esclusi)

Questo ammortizzatore sociale riguarda tutti quei lavoratori che involontariamente dovessero ritrovarsi senza un posto di lavoro. Tuttavia vengono ritenuti esclusi dal suo raggio di applicazione sia i dipendenti a tempo indeterminato assunti dalle pubbliche amministrazioni, sia gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato (queste due categorie di lavoratori non rimarranno privi di sostegno, ma saranno più semplicemente appoggiati alle vecchie regolamentazioni). Alla Naspi interessa però che il lavoro sia stato perso a causa di licenziamento perpetrato dal datore di lavoro, da dimissioni date per giusta causa o da una conclusione del contratto di lavoro avvenuta secondo quanto stabilito dall’articolo 7 della legge n. 604 del 5 Luglio 1966 (successivamente modificato dall’art. 1, comma 40, della legge n. 95 del 2012).

Definita la platea dei soggetti beneficiari e dei soggetti esclusi, ci sono poi dei requisiti ai quali gli interessati devono attenersi per far sì che la Naspi possa ritenersi attuabile:

  • Aver ottenuto lo stato di disoccupato ai sensi dell’articolo 1, comma 2, lettera “c”, del decreto legislativo n. 181 del 21 aprile 2000.
  • Aver accumulato tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti lo status di disoccupazione.
  • Aver svolto trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Naspi 2015: qual è la sua durata?

La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego ha una durata variabile di caso in caso: quanto più si è lavorato precedentemente la richiesta di disoccupazione, tanto più si avrà modo di essere coperti. Più in particolare la Naspi può arrivare a tutelare il soggetto interessato fino ad un massimo di 24 mesi nel caso in cui questo abbia regolarmente lavorato negli ultimi 4 anni. Il calcolo preciso della sua durata è molto semplice: si sommano le settimane che si è lavorato nei quattro anni precedenti e la metà esatta del valore totale non è che il periodo lungo il quale verrà elargita l’indennità; da questa sommatoria si escludono però tutti quei periodi che hanno già dato il diritto ad eventuali altre indennità di disoccupazione.

Il limite massimo della Naspi è molto più ampio rispetto a quello che poteva essere assicurato dal caro vecchio sussidio di disoccupazione, anche se questa soglia limite dei 24 mesi è da considerarsi valida solo fino al 1 Gennaio 2017: a partire da tale data, infatti, l’indennità avrà una vita massima di 18 mesi (anche se non si esclude che nel tempo non si possano studiare soluzioni per ripristinarne l’attuale durata dei 2 anni).

Naspi 2015: a quanto ammonta l’indennità

Per quanto attiene l’importo mensile, anche qui la determinazione è piuttosto semplice: per capire quanto si andrà a percepire con la Naspi non bisogna far altro che sommare il totale delle retribuzioni imponibili ricevute negli ultimi 4 anni e dividerle per il numero di settimane contributive; dopodiché occorre moltiplicare il risultato ottenuto per il coefficiente 4,33. Quel che ne verrà fuori fornisce un’idea di quanto verrà garantito al lavoratore, anche se in realtà il risultato esatto non coincide alla perfezione con quanto si andrà ad incassare, o quanto meno non sempre.

Il legislatore ha infatti tenuto a precisare che qualora l’importo della Naspi dovesse risultare pari o inferiore ai 1195 euro mensili, allora la Naspi coinciderà con il 75% del valore ottenuto dal precedente calcolo. Se invece l’importo della retribuzione portasse ad un valore superiore ai 1195 euro, al 75% già visto nel caso precedente occorrerebbe aggiungere un valore pari al 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e l’importo stabilito.

Dato che il calcolo, così messo, potrebbe sembrare un po’ troppo farraginoso, facciamo un esempio pratico che dia modo a chiunque di capire come viene determinata la Naspi!

Primo caso – Negli ultimi 4 anni di contribuzione, il lavoratore Piero ha guadagnato 10.000 euro nei primi due anni e 15.000 nei rimanenti due. Il valore totale di questi redditi, 50.000 euro, va diviso per le settimane di lavoro (che in 4 anni sono 108): il risultato porta ad una retribuzione media settimanale di 240 euro. Questo importo va moltiplicato per il fatidico coefficiente del 4,33 et voilà, si ottiene 1040 euro. La Naspi di Piero coinciderà quindi con il 75% di quel valore, ovvero 780 euro!

Secondo caso – La lavoratrice Giulia ha guadagnato più di Piero e, stanti i calcoli già visti nel caso precedente, ha ottenuto un salario medio di 2.080 euro. Fino alla soglia dei 1195 euro si calcola il 75% (896 euro), mentre sulla rimanente parte di salario (ovvero 885 euro) si calcola il 25% che porta 220 euro circa: sommando gli 896 ai 220 si ottiene l’importo mensile della Naspi che spetterà alla nostra Giulia.

In ogni caso per la Naspi è stato stabilito un tetto massimo di 1300 euro mensili; un valore, questo, che di anno in anno subirà delle variazioni strettamente collegate all’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa relativo all’anno precedente. Inoltre la Naspi non sarà fissa per tutti i mesi della sua durata, poiché a partire dalla quinta mensilità di fruizione il suo valore decrementerà del 3% di mese in mese. E in ultimo, ma non per questo meno importante, è bene chiarire che la Naspi non viene ne verrà assoggettata alla trattenuta del 5,84% normalmente gravante sulle prestazioni di sostegno al reddito.

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