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Produzione giù in Francia e Italia: ne risente anche la crescita economica Ue

franciaSe è vero che l’economia ha bisogno di certezze per proliferare, è altrettanto innegabile che le certezze non si trovano per strada o si elemosinano. Alla fine, sono i politici che governano un Paese ha decidere come, dove e quando intervenire su tutto il comparto economico o su una parte di esso. Se le idee latitano (UE), se la coesione politica si scolla (Italia) e il tumulto sociale incalza (Francia), vuol dire che molte cose andrebbero riviste.

Quindi, non c’è da meravigliarsi se Eurostat, negli ultimi dati rilasciati, ha evidenziato come la produzione nei 19 paesi del blocco euro sia diminuita dello 0,3% a marzo. A causare questo nuova performance negativa sono state la seconda e la terza più grande economia dell’eurozona, ossia Francia e Italia. Una escalation di preoccupante rilevanza, considerando che il mese di febbraio la produzione era sì scesa dello 0,1%, ma dopo che nei due mesi precedenti si era assistito ad un aumento.

Purtroppo, il primo mese positivo della Germania nell’anno in corso non è riuscito a compensare le evidenti diminuzioni della produzione in Italia e Francia, che hanno marcato inevitabilmente il trend complessivo.

Dopo due mesi consecutivi negativi, la produzione della più grande economia della zona euro ha fatto registrare un aumento dello 0,4%. Andando oltre la soggettiva analisi, nel complesso la produzione industriale nell’eurozona è cresciuta dello 0,6%. Un dato sicuramente poco edificante.

Le cause sono da rintracciare nelle differenti performance tra i beni di consumo non durevoli e quelli non durevoli: i primi ha fatto registrare un calo dello 0,1%, in quanto le vendite al dettaglio sono stati inferiori alle attese, mentre i secondi hanno avuto un aumento dello 0,7% in quanto i consumatori hanno speso denaro per articoli più costosi (automobili, frigoriferi, ecc.).

Nuovi dati più recenti hanno però mostrato che l’economia nel blocco euro ha avuto un’imprevista crescita nel primo trimestre del 2019. Gli economisti, d’altro canto, non sanno ancora se questi dati condizioneranno le decisioni della Banca Centrale Europea (BCE) in merito alla stimolazione della crescita tramite una politica monetaria più aspra o meno.

Per quanto riguarda il PIL (Prodotto Interno Lordo), Eurostat ne ha accertato una crescita dello 0,4% nei primi tre mesi del 2019, in aumento rispetto agli ultimi due trimestri del 2018, in cui era cresciuto rispettivamente dello 0,1% e dello 0,2%.

Molto probabilmente, queste cifre hanno reso la Banca Centrale Europea molto più saggia. Ma l’economia è davvero così solida da non aver veramente bisogno di nuovi stimoli? Oppure è solo un momentaneo “fuoco di paglia”.

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